La mancata fuga da Recanati gettò Giacomo in una profonda depressione, interrotta dalle passeggiate solitarie nella natura, così come si evincerebbe in una lettera del marzo 1820, indirizzata al Giordani:
Pietro Giordani (1774 - 1848) |
Questo particolare stato d’animo avrebbe ispirato gl’Idilli, scritti nel 1819 e pubblicati nel 1825 e nel ’26 sul Nuovo Raccoglitore di Milano: L’infinito, Alla Luna, Il Sogno, La vita solitaria, La sera del dì di festa, pubblicato nell’edizione napoletana del ’35. In questi componimenti, raccoglie le emozioni ricevute dallo spettacolo della natura. Il «passero solitario» esisteva realmente nel campanile della chiesa di S. Agostino di Recanati; l’ermo colle e la siepe erano presi dal Monte Tabor; mentre nel Sogno rifiorisce il tenero sentimento provato per Teresa Fattorini.
Quando in vaghi momenti la sua anima si apriva ad una seppur tenue speranza, scriveva al contrastato Giordani l’emozione di «tornar fanciullo» nel pascersi di «vane immagini».
Preparata una ristampa delle sue Canzoni con l’aggiunte di «Ad Angelo Mai», iniziò la trattativa con l’avvocato Pietro Brighenti presto interrotta dalle sollecitazioni negative del conte Monaldo, a causa del plauso di parte liberale, che s’era levato verso le due prime Canzoni. Il conte contestava all’avvocato, in una lettera del febbraio del ’20, la cattiva influenza adoprata sul figlio; il 3 aprile poi si lamentava col Giordani, accusandolo di aver condizionato il pensiero del Poeta durante la sua permanenza in Recanati. Brighenti tentò di convincere il conte sulla qualità intellettuale di Giacomo ma vanamente, poiché era raggiunto da un’altra lettera di Monaldo,
Monaldo Leopardi (1776 - 1847) |
Monaldo si dimostrava punto preoccupato della salute del Poeta; avrebbe speso volentieri dei danari per la stampa di opere, che rispondessero ai suoi ideali politici e religiosi; ed infine, se il figlio avesse abiurato le proprie idee patriottiche e morali, avrebbe potuto riconciliarsi dimostrandogli affetto.
Scrisse Leopardi il 21 aprile del 1820 al Brighenti:
«Quanto ai dubbi di mio padre, rispondo che io come sarò sempre quello che mi piacerà, così voglio parere a tutti quello che sono; e di non essere costretto a fare altrimenti, sono sicuro per lo stesso motivo a un dipresso per cui Catone era sicuro d’Itaca della sua libertà».
Disarmante la risposta del Brighenti de 22 aprile a Monaldo:
«Ella bramerebbe inoltre che io lo consigliassi a qualche opera maggiore; e veramente sarei appunto del di Lei savio parere, che bisogna rivolgere gli studi a cose di maggiore utilità; ma io, signore, non sono letterato; io non saprei quindi quale opera consigliare, molto più che io non conosco né anche gli studi speciali del Sig.r Conte Giacomo. E queste sono cose, che meglio si potrebbono trattare in voce che in iscritto».
L’avvocato non ricevette risposta; ma alla fine di maggio Monaldo prese la penna:
«Vedo che è accaduto quanto io temeva, lo smarrimento del risconto mio. […] Io gli aveva disapprovate le Canzoni sull’Italia e su Dante, e vietato di pubblicar quella sulla donna morta. Il giudizio e gli ordini miei dovevano rispettarsi da lui e li suoi tentativi furono un delitto».
Giacomo dovette contentarsi di pubblicare la sola Canzone al Mai con una dedica al conte Trissino.
Iniziò quindi a ricevere dei suggerimenti lavorativi, ottimo auspicio per uscir, finalmente, dalla detestata Recanati: il Giordani gli propose d’insegnare in un Liceo di Lodi; il Brighenti gli suggerì d’insegnare Eloquenza a Bologna; tutto tristemente sfumò.
All’inizio dell’estate, le condizioni generali di Leopardi subirono un leggero miglioramento, così come indicato in diverse lettere inviate al Giordani, a cui confidava che aveva ripreso gli studi. I rapporti familiari invece segnavano il passo; nel marzo del ’21, scriveva al Perticari:
«La fortuna ha condannato la mia vita a mancare di giovent: perché dalla fanciullezza io sono passato alla vecchiezza di salto, anzi alla decrepitezza sì del corpo come dell’animo. Non ho mai provato, da che nacqui, diletto nessuno; la speranza alcuni anni; da molto in qua neppur questa. E la mia vita esteriore ed interiore è tale che, sognandola solamente, agghiaccerebbe gli uomini di paura. I miei genitori, i quali vedono ch’io mi consumo e distruggo in questa prigione, e che vivendo sempre sepolto in un paese dove non è conosciuto neanche il nome delle lettere, se avessi l’ingegno di Dante e la dottrina di Salomone, non potrei conseguire una menoma parte di quella fama che ottengono i più scioperati e da poco; sono immutabilissimamente risoluti a non lasciarmi partire di qua, s’io non trovo una provvisione da potermi sostenere a mie spese».
Tentò di ottenere il posto di Professore di lingua latina nella Biblioteca vaticana, raccomandandosi al Perticari, al cardinale Mai ed alla zia, Ferdinanda Melchiorri, la quale cercò di aiutare il nipote, ma ben presto passò a miglior vita.
S’introdusse allora Carlo Antici, fratello di Adelaide, per recare con sé Giacomo a Roma, alla fine del mese di novembre del ’22. L’impresa riuscì, ma già due giorni dpo il suo arrivo nella capitale, volgeva le seguenti parole al fratello Carlo:
Carlo Leopardi (1799 - 1878) |
Finalmente era lontano da Recanati, ma non dalla sua infelicità.
Articoli su Giacomo Leopardi
LA VITA
L’infanzia
https://ale0310.blogspot.com/2021/07/linfanzia-di-giacomo-leopardi.html
Il traduttore
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La cattività in Recanati
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La fuga da Recanati
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«A Silvia»
https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/12/18/a-silviadi-giacomo-leopardi/
Breve commento a «Il passero solitario»
Breve commento a «La sera del dì di festa»
Breve commento a «La vita solitaria»
https://ale0310.blogspot.com/2021/09/breve-commento-la-vita-solitaria-di.html
Breve commento dell’idillio «Alla luna»
«Il primo amore»
https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/01/13/il-primo-amore-di-giacomo-leopardi/
Geltrude Cassi Lazzari, il primo grande, sfortunato amore di Giacomo Leopardi
Giacomo Leopardi a Roma
https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/12/27/giacomo-leopardi-a-roma/
Giacomo Leopardi e Pietro Giordani: un’amicizia letteraria
La donna nella vita e nelle opere di Giacomo Leopardi
La donna nella vita e nelle opere di Giacomo Leopardi: Paolina Leopardi
La donna nella vita di Giacomo Leopardi: Paolina Ranieri
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Le donne nella vita e nelle opere di Giacomo Leopardi: Marianna Brighenti
Le donne nella vita e nelle opere di Giacomo Leopardi: Teresa Carniani Malvezzi
Pietro Giordani su Giacomo Leopardi in una lettera al Cavaliere Felice Carrone, Marchese di S. Tommaso
Teresa Fattorini: «Lingua mortal non dice quel ch’io sentiva in seno».
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