mercoledì 21 maggio 2014

Tre giorni a Milano

Lunedì 19 maggio 2014, ore 14
Il caso, ma solo il caso, ha voluto che accanto abbia una bella signora “in carriera”, ora attratta da un giochino via web, che segue, quasi ipnotizzata, sul cellulare. Occupa il posto con al lato il corridoio, si è seduta, accavallando le gambe; indossa dei pantaloni blu a righe. Due borse, da cui escono stampe e documenti, sono adagiate per terra davanti allo schienale della poltrona, che ha di fronte. Il giochino ora l’ha dovuto interrompere, perché il telefono ha squillato, mentre il treno, lentamente, lascia la stazione di Roma – Tiburtina in direzione di Milano – Porta Garibaldi..

Ho scelto, per questa breve tratta, “Italo”; è la prima volta che viaggio, tradendo, così, la mia ormai ultradecennale consuetudine di servirmi  esclusivamente (per mancanza di alternative su rotaia) delle Ferrovie dello Stato.

Lo scompartimento è semivuoto; una ragazza (dal timbro della voce mi sembra una teen ager), dietro di me, parla con una amica, esponendole i preparativi per un viaggio a Parigi; così tutti i presenti sono al corrente di quello che farà nella capitale francese.

Nonostante lo speaker raccomandi di  usare le apparecchiature elettroniche “con educazione”, nel vagone va in scena un concerto cacofonico di strambe suonerie, curiosi avvisi di chiamata e dialoghi, più o meno surreali, a causa dell’improvvisa, quanto imprevedibile, assenza di linea, che costringe le persone a ripetere, più o meno, gli stessi concetti espressi.

Attraversiamo la stazione deserta di Settebagni; gl’insediamenti urbani sono ormai alle mie spalle, mentre attraverso il finestrino, che è alla mia destra, vedo il trionfo di una natura appena svegliata dalla primavera sotto un cielo grigio e carico di pioggia.

Il controllore, accompagnato da un collega, fa il suo ingresso nel vagone. Prima sorpresa: indossa la divisa con eleganza, la cravatta perfettamente aderente ai colletti della camicia, i pantaloni (come la camicia) ben stirati. Sorride e chiede con molta educazione la prima lettera stampata sul biglietto, che poi digita su un apparecchio elettronico, che tiene tra le mani. E’ davvero un’apparizione? Generalmente, sono abituato a personale di bordo mai elegante, sciatto e spesso anche educato male. Mi trovo in Italia? Ah, si mi trovo su “Italo”.

Lo speaker avvisa che è possibile consumare dei pasti a bordo del treno, che sono offerti da Eataly, monumento dell’Italia a tavola.

In questo tratto, stiamo viaggiando a 300 km. orari. Il cielo è una scomposta massa grigia, che sembra stia per rotolare da un momento all’altro; vicino l’orizzonte un cespuglio di nuvole bianche spezza la monotonia del cielo. La natura è davvero un incanto per gli occhi; molte le zone coltivate, appena interrotte da una fila di alberi, i cui rami sono cresciuti disordinatamente e disegnano delle strane forme; qualche casa agricola e in lontananza l’autostrada. Il silenzio è spesso interrotto dagli squilli dei telefoni, ansiosi (sembra) di mettere in contatto persone distanti tra loro.  Laggiù, un paesetto arroccato su una collinetta; svetta il campanile e poi le poche case, che sembrano assediarlo oppure sono alla ricerca di una costante e perpetua protezione.

Sono le 16,10, il treno inizia a rallentare gradualmente la sua corsa, attraversiamo la stazione di Firenze - Campo di Marte; ancora pochi istanti ed arriveremo in Firenze - S. Maria Novella, prima tappa di questo viaggio. Pochi sono i viaggiatori, che raccolgono i propri effetti, onde scendere. Riesco a vedere le due teen ager, che hanno parlato a lungo della trasferta parigina. Il cielo toscano è identico a quello laziale; se non fosse per i colori di una natura in fiore, sembrerebbe un tipico pomeriggio di fine settembre, quando l’autunno manda le avvisaglie di ciò che sarà, invadendo le città con le sue particolari atmosfere malinconiche.  Anche alla stazione del capoluogo toscano, vedo gli ambienti esterni devastati dagli spray d’improbabili “artisti”, che ricoprono interamente, con caratteri inteleggibili, scarabocchi e parvenze di simboli, ogni più piccolo spazio disponibile. Non è affatto un bel vedere: mi chiedo, perché si permettano quest’atti d’inciviltà, compiuti (credo) da pochi, ma agguerriti vandali, che in nome di “Arte moderna”, imbrattano, deturpano, violentano l’arredo urbano. Non sarebbe il caso di multarli severamente, obbligandoli a ripristinare l’immobile orribilato da tanta indecenza?

Sto “navigando”, usando la connessione di bordo. Trovo davvero incredibile come le indicazioni, per usarla, siano di una chiarezza spaventosa: inserire il codice biglietto, la propria email e si attiva la connessione, per l’intera durata del viaggio. Tutto facile, no?

La sosta nella stazione di Bologna e stata breve. Sono seduto al centro dello scompartimento; vicino altri viaggiatori, che usano i loro personal: ognuno di noi e catapultato all'interno del proprio mondo virtuale. Una signora, con un forte accento emiliano, sta trascorrendo il viaggio, telefonando a  tutto il mondo conosciuto, informando anche noi di tutti i suoi problemi di lavoro. Il telefonino e un ottimo mezzo, ma, come tutti i media, i guai nascono nel modo in cui si usa (vedi la tv).

Sto attraversando in treno mezza Italia; il tempo non cambia. La tratta tra Bologna e Milano è un incanto per le bellezze della natura curata, rigogliosa, ben lavorata dai nostri contadini. Sembra un'Italia pulita e, forse, anche corretta; un'ulteriore dimostrazione di come la nostra peculiarità sia la diversità, uno spettro di opzioni incredibili, che rendono il nostro Paese davvero il più bello del Pianeta, perché qui Venere mostra ancor'oggi le sfaccettature della sua bellezza. Ed io amo questo straordinario Paese. Ormai il mio viaggio sta giungendo alla meta. Ancora pochi minuti e arriverò alla stazione di Milano Porta Garibaldi.
Inizia qui una storia da raccontare.

Dalla stazione Milano Garibaldi ho preso la metropolitana per il Duomo. La metro è davvero pulita, ordinata; le carrozze sono davvero accoglienti con degli schermi perfettamente funzionanti. Insomma, niente male davvero.

Il Duomo è così bello da non sembrare vero! Ancora c'è una parte da restaurare e ripulire. Trasmette un senso di forte distacco, di estraniamento totale dalla realtà, di disarmonia con questa visione verticale, estesa, solo in direzione dello zenit.

Le milanesi sono davvero un gran bel vedere: eleganti, affascinanti, ben vestite, molto magre. Purtroppo, l'unica nota stonata, nel cuore di Milano, sono gli ambulanti, che t'investono, ti perseguitano, perché si acquisti la loro merce. I turisti, soprattutto, sono presi di mira e noto, anche, l'assenza di vigili. Un peccato lasciare le nostre belle piazze senza sorveglianza.

Milano, un poco alla volta, spegne le luci dei negozi; Louis Vuitton, presente in Galleria, ha chiuso già da un bel pezzo e lascia delle meravigliose creazioni per donna in vetrina: uno spettacolo per gli occhi e per poche, selezionatissime tasche.
Mentre inizia a far sera e le luci dei lampioni iniziano ad accendersi, prendo la strada verso casa.