martedì 31 agosto 2021

L’«Elefante» nella descrizione de «I geroglifici overo commentari delle occulte significationi» di Giovanni Pierio Valeriano (1625)

 

Secondo gli Egiziani, l’elefante rappresenterebbe un uomo divenuto ricco (grazie al fiuto della proboscide), poiché in grado di saper cogliere l’affare giusto e quindi di provvedere per sé.

Esso simboleggiava anche il re, poiché non può piegare le ginocchia e tale espressione passò anche nel mondo romano, quando regalarono all’imperatore Aureliano un elefante in segno di regalità.

Si narra che un indiano, di nome Scandracotto, uomo ingiusto, condannato a morte da Alessandro Magno, riuscì a fuggire prima dell’esecuzione. Radunati alcuni amici, organizzò una rivolta contro il Macedone, ponendo a capo dell’India un elefante, il quale, quando lo vide, lo fece salire sulla groppa in segno di futura regalità. Scandracotto riuscì a battere gli armati di Alessandro e divenire re dell’India.

Antonino Pio (86 - 161)
Tra le virtù regali, speciale posto avrebbe la munificenza, al fine d’ottenere la benevolenza dei popoli, rappresentata in una medaglia dell’epoca di Antonino Pio (I – II secolo d. C.), dov’è descritto un elefante, che volge la proboscide a mo’ di mezza luna. Stessa immagine è riprodotta sempre in una medaglia dell’epoca di Settimio Severo Pertinace, coll’iscrizione MVNIFICENTIA.

Plutarco (46 ca. - 125 ca.)
L’elefante sarebbe anche simbolo dell’uomo temperante, il quale, in ogni situazione, si dimostrerebbe capace di conservare l’ordine. Plutarco narra che un elefante fu allevato in Siria e nutrito a base di mezza porzione d’orzo. Un giorno, il guardiano gli porse una porzione intera e l’elefante la divise in due parti uguali, prendendo per sé solo la parte precedentemente assegnatagli.

L’elefante fuggirebbe dagli stolti e dai pazzi. Al fine di significare questo simbolo, gli egiziani solevano dipingere un elefante, in qualità di un uomo saggio, in compagnia di una capra, in vece di un uomo stupido. Quando avessero desiderato rappresentare un gruppo di uomini disprezzati dal re, dipinsero dei porci in compagnia di un elefante. Quando, invece, avessero desiderato significare un uomo assai onorato, che non aveva avuto alcun rispetto per la sua onorabilità, disegnavano un elefante in cerca di topi, per sottolineare l’inutile fatica, cui si sottopone un animale di tal stazza nel rincorrere animali assai piccoli.

In un geroglifico molto antico, è stata ritratta la concordia come formica che cresce per diventare un elefante con vicino il caduceo, e la discordia, rappresentata come un elefante che finisce in una formica con vicino l’acqua e il fuoco. In una chiara interpretazione simbolica, la discordia nascerebbe dalla divisione dei due elementi contrapposti, di cui è composto il caduceo. Per arrivare alla concordia, dobbiamo quindi unire ciò che è separato, avvicinando l’elemento maschile a quello femminile.

L’animale era simbolo anche della guerra, poiché attraverso la proboscide l’elefante poteva sradicare gli alberi, stritolare i guerrieri avversari, gettare a terra i cavalieri.

L’enorme stazza era anche previsione dell’esercizio della pietà, poiché all’apparire di Artemide, gli elefanti entravano nei fiumi e, seppur molestati, preferivano gettare delle erbe verso il cielo in senso di pietas. L’elefante sarebbe in grado di capire il linguaggio del proprio paese, dove cercano gloria ed onore e quando sono ripresi e rimproverati, preferirebbero la morte piuttosto che continuare a viver nell’infamia.

Gl’imperatori romani, per dimostrare d’essere generosi, organizzavano degli spettacoli pubblici per il popolo, poiché secondo il filosofo romano Claudio Eliano (II secolo d. C.) l’animale sarebbe assai grato con chi lo nutre.

Lucrezio definì l’elefante simile al serpente, perché in grado di muovere a suo piacere la proboscide, ma, nel contempo, esso è acerrimo nemico; infatti in una medaglia di Giulio Cesare, un elefante alza la proboscide, contro il quale si leva un serpente; in un’altra coll’iscrizione CAESAR invece l’elefante lo schiaccia.

Gaio Mario (157 - 86 a. C.)
In alcune medaglie d’epoca romana, per celebrare la vittoria in terra d’Africa, furono iscritti alcuni simboli come gli elefanti, che trainano il carro del vincitore (Pompeo Magno). Per celebrare il trionfo di Gaio Mario in Africa, in una medaglia è rappresentato un elefante; ed, ancora, l’elefante, l’aratro e la spiga celebrano il trionfo dell’imperatore Scipione.

 

 

 

 

 

Articoli sull’Esoterismo

Alchimia ed espressività artistica

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La seconda fatica di Ercole

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La quarta fatica di Ercole

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venerdì 13 agosto 2021

Il primo soggiorno parigino di Alessandro Manzoni

 


 
Dopo la firma del Trattato di Utrecht (1713), il governo austriaco era stato accettato buono e provvido, sotto la guida del Cancelliere Wenzel Anton von Kaunitz-Rietberg (1711 – 1749) ed, in particolare quello di Karl Joseph von Firmian (1716 – 1782), governatore generale della Lombardia austriaca.

Pietro Verri (1728 - 1797)
In Milano, gli scritti del Verri (fondatore e direttore del Caffè, 1764), di Cesare Beccaria (Dei delitti e delle pene, 1764) agitavano la classe intellettuale senza penetrare nella quotidianità del popolo. Le arti erano cristallizzate all’interno del classicismo freddo ed imitatore, amante più della forma che del contenuto, sull’orma dell’imitazione dei classici, piuttosto che alla ricerca della genuina ispirazione. Il miglior pensiero era espresso dal Parini, che nelle liriche e nel Giorno (1763 – 65) metteva in luce un’anima fiera della dignità personale, lodando gli alti valori morali, attraverso cui nobilitare l’esistenza.

Giuseppe Parini (1729 - 1799)
La vita religiosa marcava nel popolo la solita ripetizione meccanica di riti, mentre nella classe nobiliare si evidenziava una certa leggerezza se non addirittura indifferenza. Solo da parte del clero era sentita come problema fondamentale del consorzio civile, i cui concetti teologici erano dibattuti nel portico teologico dell’Università di Pavia.

Giulia Beccaria (1762 - 1841)
Alessandro Manzoni nasceva il 7 marzo 1785 a Milano in Via San Damiano 20 da Don Pietro e da Donna Giulia Beccaria; probabilmente il babbo naturale dello Scrittore fu Giovanni Verri, secondo quanto scrisse il Tommaseo: «Anco di Pietro Verri – Manzoni - ragiona con riverenza, tanto più ch'egli sa, e sua madre non glielo dissimulava, d'essere nepote di lui, cioè figliuolo d'un suo fratello».

Giovanni Verri (1745 - 1818)
Nel 1789, scoppiò la Rivoluzione francese, i cui echi giunsero in Lombardia, agitando cuori e menti dei più; così nel 1796, traboccò in Italia col genio militare di Napoleone, accompagnato dal fascino delle sue vittorie, con l’impeto delle sue dottrine libertarie e democratiche. Nel 1800, il nuovo ordine s’instaurò; Alessandro, che stava concludendo i suoi studi secondari, cominciati a Merate coi Padri somaschi, per poi proseguirli coi Barnabiti, nel collegio di Castellazzo e nel Longone di Milano, compose i suoi primi versi: Trionfo della Libertà. Il giovane non avrebbe mostrato di ricordare con entusiasmo quegli anni di apprendistato, così come ne descrisse ne In morte di Carlo Imbonati:

Né ti dirò com’io, nodrito

in sozzo ovil di mercenario armento

gli aridi bronchi fastidendo, e il pasto

de l’insipida stoppia, il viso torsi

da la fetente mangiatoia; e franco

m’addussi al sorso de l’Ascrea fontana.

Come talor, discepolo di tale,

cui mi saria vergogna esser maestro,

mi volsi ai prischi sommi

Queste parole rivelarono forse una metodologia ben lontana dal favorire lo sviluppo di un fervido e libero ingegno ed impregnata d’istruzione catechistica, se non addirittura di una vera educazione religiosa, nella saldezza della conoscenza classica. I primi saggi poetici furono le traduzioni di alcuni brani dell’Eneide e delle Satire di Orazio; forte ed immediata fu l’attrazione verso Dante, Petrarca e per i poeti maggiori del suo tempo come l’Alfieri, il Parini ed il Monti, di cui ammirava il pensiero civile contenuto nei lavori.

Ancora quindicenne, si esercitò nel sonetto A Francesco Monaco, contenente accenti d’amor patrio e di dignità umana. In Su se stesso, sull’imitazione dell’Alfieri, del Foscolo e del Monti, si poneva in luce il disprezzo per le volgarità, la disposizione generosa dell’animo, la tendenza alla malinconia pensosa. Manzoni dimostrò un ingegno così fervido, tanto d’attirare l’attenzione di Vincenzo Monti, che, nel 1803, all’invio dell’idillio Adda,  scrisse al giovane Poeta:

Vincenzo Monti (1754 - 1828)
«Non sono adulatore, mio caro Manzoni, ma credimi sincerissimo quando ti dico che i versi che mi hai mandati, son belli. Io li trovo respiranti quel molle atque facetum virgiliano, che a pochi dettano gaudentes rure Camoenae».

All’amore per la poesia, il giovane Manzoni sentì il risveglio dei sensi per una ragazza «habitu et vutu adeo  modesto, adeo venusto, ut nihil supra», come ne descrisse i caratteri a Claude Fauriel. 

Claude Fauriel (1772 - 1844)
Nel 1803, due anni più tardi, durante un soggiorno in Venezia, s’invaghì di una ragazza più grande. L’ardente studio iniziato – e non compiuto – presso l’Università di Pavia lo distrasse dai primi amori giovanili e dall’inclinazione per il gioco d’azzardo.

In morte di Carlo Imbonati (pubblicato nel 1806), A Parteneide, ed Urania (1807) conclusero la prima fase artistica, dedita al classico ed all’imitazione.

Carlo Imbonati (1753 - 1805)
La formazione della sua personalità fu influenzata dalla figura materna: Giulia Beccaria, figlia di Cesare, donna di spirito vivace e colto, che, già dal 1792 si era separata dal marito Pietro Manzoni, perché attratta in questioni amorose da Carlo Imbonati, che avrebbe seguito, nel 1704, a Parigi, raggiunta, l’anno successivo, da Alessandro.

Egli giungeva nella capitale francese stimato per la cultura e l’ingegno, tanto da meritarsi l’introduzione nel circolo intellettuale, grazie al cognome illustre della mamma. Il cenacolo si teneva in casa della Sofia de Grouchy, marchesa di Condorcet, moglie di Claude Fauriel, storico e letterato stimatissimo; ed in casa della sorella di Sofia, Carlotta, alla Maisonette presso Meulan, vicino Parigi. Si ritrovavano spiriti colti e vivaci, continuatori della tradizione illuministica, amanti della libertà dello spirito, convinti che attraverso l’uso della ragione e della critica, si potesse formare l’individuo. Sull’esempio di Madame De Staël, avevano in uggia Napoleone, che era al limite della gloria e del successo. Non possiamo ricavare quali impressioni, dalle frequentazioni colte, abbia tratto il giovane Manzoni, durante questo suo primo soggiorno parigino, che si dipanò dall’agosto del 1805  al febbraio del 1807, quando fu richiamato in Italia per la morte del babbo, Pietro. Disbrigate le questioni legali, tornò nuovamente a Parigi attratto dalle amicizie e dalle dotte conversazioni

 

 

Articoli di Letteratura

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ARTICOLI SU GABRIELE D’ANNUNZIO

Alla prima de «Il ferro» di Gabriele D’Annunzio presso il Teatro Carignano di Torino

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Alla prova generale de «La Pisanelle» di Gabriele D’Annunzio

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La impresa di Fiume nell’analisi della stampa dell’epoca

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«La Pisanelle» di Gabriele D’Annunzio nelle critiche dei giornali parigini dell’epoca

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Una visita a Gabriele D’Annunzio. Il Poeta nella solitudine del suo studio

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DAL «VIAGGIO IN ITALIA» DI JOHANN WOLFGANG GOETHE

Johann Wolfgang Goethe da «Il viaggio in Italia». Novembre 1776: Roma

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Johann Wolfgang Goethe: «Il viaggio in Italia». Dicembre 1786, Gennaio 1787: Roma

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/04/26/johann-wolfgang-goethe-il-viaggio-in-italia-dicembre-1786-gennaio-1787-roma/

Johann Wolfgang Goethe: «Il viaggio in Italia». Febbraio 1787: Roma

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/05/13/johann-wolfgang-goethe-il-viaggio-in-italia-febbraio-1787-roma/

Dal «Viaggio in Italia»: Johann Wolfgang Goethe verso Napoli

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/05/31/dal-viaggio-in-italia-johann-wolfgang-goethe-verso-napoli/

Dal «Viaggio in Italia» di Johann Wolfgang Goethe: Napoli

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LA VITA DI CARLO GOLDONI

Carlo Goldoni: gli inizi

https://ale0310.blogspot.com/2021/06/carlo-goldoni-gli-inizi.html

Carlo Goldoni: l’incontro con la compagnia di De Maccheroni

https://ale0310.blogspot.com/2021/07/carlo-goldoni-lincontro-con-la.html

Carlo Goldoni: praticante provetto

https://ale0310.blogspot.com/2021/08/carlo-goldoni-praticante-provetto.html

GUIDO GUINIZZELLI

«Dolente lasso» di Guido Guinizzelli

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/05/26/dolente-lasso-di-guido-ginizzelli/

«Lo vostro bel saluto» di Guido Guinizelli

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/03/06/lo-vostro-bel-saluto-di-guido-guinizelli/

«Vedut’ho la lucente stella diana» di Guido Guinizzelli

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/04/07/vedutho-la-lucente-stella-diana-di-guido-guinizzelli/

LA VITA DI GIACOMO LEOPARDI

L’infanzia di Giacomo Leopardi

https://ale0310.blogspot.com/2021/07/linfanzia-di-giacomo-leopardi.html

Il traduttore

https://ale0310.blogspot.com/2021/08/leopardi-il-traduttore.html

ARTICOLI SU GIACOMO LEOPARDI

Breve commento a «Il passero solitario» di Giacomo Leopardi

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/01/27/breve-commento-a-il-passero-solitario-di-giacomo-leopardi/

Breve commento a «Il primo amore» di Giacomo Leopardi

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/01/13/il-primo-amore-di-giacomo-leopardi/

Breve commento a «La sera del dì di festa» di Giacomo Leopardi

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/02/08/breve-commento-a-la-sera-del-di-di-festa-di-giacomo-leopardi/

Breve commento dell’idillio «Alla luna» di Giacomo Leopardi

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/04/14/breve-commento-dellidillio-alla-luna-di-giacomo-leopardi/

Le donne nella vita di Giacomo Leopardi: Adelaide Antici

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/01/21/le-donne-nella-vita-di-giacomo-leopardi-adelaide-antici/

Le donne nella vita di Giacomo Leopardi: Paolina Ranieri

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/03/18/la-donna-nella-vita-di-giacomo-leopardi-paolina-ranieri/

La donna nella vita e nelle opere di Giacomo Leopardi: Marianna Brighenti

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/02/18/le-donne-nella-vita-e-nelle-opere-di-giacomo-leopardi-marianna-brighenti/

La donna nella vita e nelle opere di Giacomo Leopardi: Paolina Leopardi

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/03/04/la-donna-nella-vita-e-nelle-opere-di-giacomo-leopardi-paolina-leopardi/

Le donne nella vita e nelle opere di Giacomo Leopardi: Teresa Carniani Malvezzi

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/04/29/le-donne-nella-vita-e-nelle-opere-di-giacomo-leopardi-teresa-carniani-malvezzi/

I LIBRETTI DI PIETRO METASTASIO

“Achille in Sciro” di Pietro Metastasio

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/04/12/achille-in-sciro-di-pietro-metastasio/

“Alessandro nelle Indie” di Pietro Metastasio

https://ale0310.blogspot.com/2021/07/alessandro-nelle-indie-di-pietro.html

«Didone abbandonata» di Pietro Metastasio

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/03/01/la-didone-abbandonata-di-pietro-metastasio/

ARTICOLI SU PIER PAOLO PASOLINI

Il poetico «Teorema» di Pier Paolo Pasolini

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/05/05/il-poetico-teorema-di-pier-paolo-pasolini/

Intervista a Pier Paolo Pasolini

https://ale0310.blogspot.com/2021/06/intervista-pier-paolo-pasolini.html

Pasolini denunciato da un distributore

https://ale0310.blogspot.com/2021/06/pasolini-denunciato-da-un-distributore.html

Pasolini e la televisione

https://ale0310.blogspot.com/2021/06/pasolini-e-la-televisione.html

Pasolini moralista cercava lo scandalo

https://ale0310.blogspot.com/2021/07/pasolini-moralista-cercava-lo-scandalo.html

«Siamo tutti in pericolo». L’ultima intervista a Pier Paolo Pasolini

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/05/19/siamo-tutti-in-pericolo-lultima-intervista-a-pier-paolo-pasolini/

LE LETTERE DI GIUSEPPE UNGARETTI A BRUNA BIANCO

«Sento sempre la Tua voce. E cerco con gli occhi il tuo viso». Lettera di Giuseppe Ungaretti a Bruna Bianco del 15 settembre 1966

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«Io Ti amerò sempre, come un’incredibile apparizione, come una sublime generosità» Lettera di Giuseppe Ungaretti a Bruna Bianco del 23 ottobre 1966.

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«Il tuo ricordo, e domani ancora la tua presenza?» Lettera di Giuseppe Ungaretti a Bruna Bianco del 26 ottobre 1966.

https://ale0310.blogspot.com/2021/07/il-tuo-ricordo-e-domani-ancora-la-tua.html

«Ho tante cose da dirti. Hai tante cose da dirmi». Lettera di Giuseppe Ungaretti a Bruna Bianco del 27 ottobre 1966.

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