giovedì 29 luglio 2021

Maria Teresa d’Austria: infanzia di un’imperatrice



Quando il 13 maggio 1717 nacque Maria Teresa, l’arcivescovo Sigismund Von Kollonitz riunì i canonici del capitolo di Stephansdom (chiesa di S. Stefano), per celebrare un Te Deum di ringraziamento ed elevare preghiere all’indirizzo dell’imperatrice del Sacro Romano Impero, Elisabetta Cristina di Brunswick-Wolfenbüttel, ed al di lei marito, l’imperatore, Carlo VI d’Asburgo. La gioia per la nascita della piccola Maria in parte mitigò il dolore, ancor vivo, che gli augusti genitori vivevano per la scomparsa, avvenutal’anno precedente, dell’arciduca Leopoldo, che non aveva raggiunto il sesto mese di vita.

Elisabetta Cristina di Brunswick 1691 - 1750)

Carlo VI (1685 - 1740)

La bimba fu battezzata lo stesso giorno in una sala, destinata alla solennità, del palazzo imperiale, descritta colle miglior tappezzerie ricamate in oro e seta. Un baldacchino copriva l’altare, su cui era posato un gran crocefisso d’argento; due bacini d’oro e riccamente ornati di pietre preziose, raccoglievano cinque gocce del fiume Giordano, mescolate coll’acqua battesimale; alcune reliquie di santi ed uno dei chiodi della crocefissione erano stati piamente raccolti.

Eleonora Maddalena di Neuburg (16556 - 1720)

L’elemosiniere ed il cappellano di Corte, accompagnati da due guardie reali, avevano recato tutti gli oggetti elencati dalla camera da letto dell’imperatrice nella sala. L’orchestra di corte era stata schierata sopra un palchetto, vicino alla porta, attarverso cui sarebbero passati i testimoni della sacra solennità, che intorno alle otto fecero il loro ingresso: i cortigiani, il nunzio apostolico, l’ambasciatore di Venezia, Carlo VI, Eleonora Maddalena di Neuburg, vedova dell’imperatore Leopoldo I d’Asburgo, Guglielmina Amalia di Brunswick e Lüneburg, vedova dell’imperatore Giuseppe I d’Asburgo e molte altre dignità.

Guglielmina Amalia di Brunswick (1673 - 1742)

Quando ognuno prese posto nella sala, nel più assoluto silenzio entrò il principe Emanuele del Lichtenstein recante la neonata, che depose sul cuscino di velluto presso l’altare, per discioglierla dall’abbigliamento, perché indossasse l’abito di rito, quindi la prese nuovamente tra le braccia.

L’arcivescovo di Vienna, Von Kolonitz, assistito dai celebranti, indossò il mantello bianco, ricamato in argento; l’imperatrice Eleonora Maddalena di Neuburg, ricevette sulle mani la bambina quindi le si appressarono Guglielmina Amalia di Brunswick e Lüneburg (la madrina) ed il nunzio Girolamo Spinola (il padrino) a nome di Clemente XI. Il celebrante le impose i nomi di Maria Theresia Walburga Amalia Christina (Maria Teresa Valburga Amalia Cristina). La madrina le regalò una reliquia di S. Ignazio di Loyola, mentre Eleonora Maddalena di Neuburg di Santa Teresa.

L’orchestra intonò il Te Deum, che fu cantato da tutti i presenti al sacro rito, quindi seguì l’orazione di Carlo VI, al termine della quale fu impartita la solenne benedizione, che così sciolse l’assemblea. Seguendo scrupolosamente il cerimoniale, la sala fu sgombrata, mentre la bambina fu consegnata al maggiordomo, che l’accompagnò nell’anticamera, seguito da Fernando de Meneses Silva, conte di Cifuentes, ed il conte di Oropesa, dove fu presa in consegna dalla balia, che la introdusse nella camera da letto dell’imperatrice regnante.

Guglielmina Amalia di Brunswick e Lüneburg, la madrina, conservò memoria del battesimo, ponendo la prima pietra del monastero di Rennweg dietro le istituzioni di san Francesco di Sales, che si sarebbe dedicato all’educazione delle giovani. Quando il convento fu terminato, l’imperatrice prese dimora, lasciando la cella solo in particolari solennità, che richiedevano la sua presenza a Corte.

Eugenio di Savoia (1663 - 1736)

Tre mesi più tardi, Eugenio di Savoia conquistò Belgrado, sconfiggendo i Turchi; il 21 luglio 1718 fu la pace di Passarowitz, con la quale l'Austria ottenne il Banato, Belgrado e la Serbia settentrionale (Voivodina), la Valacchia ed altri territori circostanti, che offrì all’erede di Carlo VI.

Due altre bimbe si aggiunsero a Maria Teresa, Maria Anna, nata nel 1718, e Maria Amalia, nata nel 1724, cosicché l’imperatore considerò la primogenita come principessa ereditaria, recandola con sé, nel 1723, quando fu incoronato re di Boemia e, nel 1728, quando ricevette l’omaggio della province di Stiria, Carinzia e Carniola.

Antonio Caldara (1670 - 1736)

La mamma, Cristina, sovrintese all’educazione della figlia, che fu affidata alle cure di contesse di Thurn e Valsassina, Stubenber e di Fuchs, mentre istitutore delle cose religiose fu il gesuita Francesco Saverio Vogel e per la storia, materia che sarebbe diventata la prediletta per la futura imperatrice, il consigliere Philip Spannagel. Fu anche iniziata allo studio della lingua italiana e francese ed a quello della musica con l’italiano Antonio Caldara, maestro di cappella di corte.

Grazie all’assistenza fornita dai precettori, crebbe forte e decisa nel carattere e nel corpo, cui dedicava attenzioni collo sport praticato.

Coll’età per le nozze, arrivarono le prime proposte: Maria Emanuela d’Aviz propose il figlio, l’Infante di Spagna, Don Carlos, gentilmente respinto da Carlo VI, che provocò un irrigidimento tra le due corti.

Federico Guglielmo I di Prussia propose l’erede Federico, ma le trattative si arenarono per ragioni politiche.

Francesco Stefano di Lorena (1708 - 1765)

La scelta cadde su Francesco Stefano di Lorena, nato l’8 dicembre 1708, primogenito del duca Leopoldo I, il quale si trovò a Praga, nel 1728, per assistere all’incoronazione di Carlo VI, che avrebbe poi seguito a Vienna. Caro al popolo viennese era il nome dei Lorena, che nel 1683, avevano salvato Vienna dall’assedio dei Turchi. L’eroe lorenese dell’assedio, il duca Carlo V, era marito di Eleonora, sorella di Leopoldo I, e quindi zia di Carlo VI, il quale fece educare il futuro genero dai conti di Cobenzl e Neipperg, lo infeudò nel ducato di Teschen e, dopo un viaggio diretto nell’Europa del nord, lo nominò generale, viceré e luogotenente del regno d’Ungheria. Dal 1728, Francesco Stefano deteneva il potere della Lorena e, nel 1735, ricevette nei preliminari della pace di Vienna, la Toscana, che avrebbe desiderato riportare agl’antichi splendori.

Gl’incontri tra i promessi svelarono, a poco a poco, la reciproca simpatia, sicché fu stabilita la data delle nozze: 13 febbraio 1736.

Alle ore 11 del 12 febbraio, il barone Jaquemin, ambasciatore di Francesco presso la corte di Vienna, si portò alla residenza reale, accompagnato dal primo maggiordomo e dallo scudiero maggiore dell’imperatore. Lo sposo uscì dal suo appartamento, per portarsi alla prima anticamera imperiale col suo corteo, dove fu ricevuto dal maggiordomo, dal primo maresciallo di Corte e dal gran ciambellano, che lo accompagnò fino all’entrata del gabinetto privato del sovrano, accolto da Carlo VI, dove formalmente chiese la mano della figlia. Allora il principe, col seguito appresso, si recò dall’imperatrice, per chiedere il consenso alle nozze. Quindi seguì la visita alla vedova, Guglielmina Amalia di Brunswick e Lüneburg, madrina della sposa.

Sigismund Von Kollonitz (1676 - 1751)

Il dì seguente, nella camera del Consiglio imperiale, avvenne la formale rinuncia dell’arciduchessa, che avrebbe ceduto il trono, nel caso in cui l’imperatore avesse avuto un figlio maschio; avrebbe rinunciato alla successione degli stati austriaci, se non avesse avuto prole maschile, a favore dell’eventuale figlio maschio della sorella, Maria Anna; il duca di Lorena non avrebbe accampato alcun diritto alla successione per la sua persona. Il Cardinale Kolonitz recò il Vangelo, sul quale Maria Teresa giurò, firmando poi il documento di rinuncia, seguita da Francesco.

Alle ore 18, l’imperatore, l’imperatrice e la coppia sponsale si recarono nella chiesa di S. Agostino, col seguito; la cerimonia sarebbe stata celebrata dal nunzio pontificio. Cantate le litanie, ognuno prese posto in chiesa; furono benedetti gli anelli, prima dello scambio, fu intonato il Te Deum. La benedizione papale chiuse la cerimonia ed il lungo corteo si riformò, perché ognuno si avviasse secondo il cerimoniale verso la residenza imperiale.

Pietro Metastasio (1698 - 1782)

Alle ore 21, si aprì il tavolo nuziale, in presenza di musici, per la sola partecipazione della famiglia imperiale, mentre gli altri inviati si accomodavano nelle sale a loro riservate. I festeggiamenti si svilupparono nell’arco di tre giorni seguenti, per poi interrompersi a causa della Quaresima. La sera delle nozze si tenne l’Achille in Sciro, opera composta appositamente da Antonio Caldara su libretto di Pietro Metastasio.

martedì 27 luglio 2021

Brevi note su Angelica Catalani



Nel 1778, il cardinale Bernardino Honorati istituì la Cappella musicale nel duomo di Senigallia; Agostino Catalani, originario di Mondolfo, vi concorse quale primo basso. Essendo risultato idoneo si trasferì nella città marchigiana e due anni più tardi nacque Angelica, la quale, appena mostrò doti per il canto, fu affidata al Direttore della Cappella, Pietro Morandi. La giovane, per necessità economiche, dovette interrompere gli studi, al fine di entrare come corista nel convento di S. Luca in Gubbio. All’interno dell’istituzione monastica, ebbe occasione di sviluppare grandemente le proprietà vocali, tanto da dedicarsi, sotto l’avallo paterno, all’istruzione musicale atta per debuttare in teatro.

Nel 1797, fu ascoltata a Senigallia da Alberto Cavos, che la condusse con sé a Venezia, perché debuttasse alla Fenice in compagnia col sopranista Luigi Marchesi nella Lodoïska del Mayr. Ottenne un successo clamoroso grazie alla straordinaria bellezza e potenza della voce.

Nel 1799, cantò presso il Teatro Argentina di Roma ed, alcuni mesi dopo, alla Pergola di Firenze, trovandosi, a soli diciannove anni, in un circuito assai importante.

Nicola Zingarelli (1752 - 1837)

Nicola Zingarelli la volle quale interprete de Il ratto delle Sabine, andato in scena presso il Teatro La Fenice nella stagione di carnevale del 1800; l’anno successivo debuttò nella Clitennestra, sempre dello Zingarelli, presso il Teatro alla Scala. Quindi cantò ancora in Roma e presso il Teatro italiano di Lisbona, dove si esibì competendo con cantanti insigni quali: Girolamo Crescentini ed Elisabetta Gafforini.

«La mia cara figlia Angelica – scriveva il padre al maestro Morandi il 4 maggio 1804 – non più celebre ma divina è stata confermata per altri tre anni, con l’onorario di trentaduemila crociati che fanno ottomila zecchini l’anno, ed un benefizio libero che sempre ha fatto in quattordici o quindicimila crociati. E’ poi vero che la regina di Portogallo li vole molto bene, e la prima volta che andette a corte li regalò un solitario di ventidue grani, che sono cinque carati e mezzo, ed un orologio di ripetizione, con catena tutto brintato, ed in tutto, sormonta a dodicimila scudi di regalo, la sola prima volta; è vero altresì, che in quella medesima sera che cantò, subito cantato il primo pezzo, che fu un’aria di straordinaria bravura, la Regina ordinò che si mettesse a sedere di fronte a lei proprio, che sempre parlò con la mia figlia; questo onore non ha ancora esempio nelle memorie del Portogallo, che essendo sotto il trono le persone reali, ne li primi principi di Corte, ne ministri di stato, ne cameristi, ne cameriste, siansi mossi a sedere perché tutti debbono stare in piedi, o in ginocchio, quando sono stanchi, con un ginocchio solo».

Alla fine del 1805, Angelica convolò a nozze con un ufficiale francese addetto all’ambasciata di Portogallo, Paolo Valabrègue, sprovvisto di alcuna cultura musicale. La coppia lasciò il Portogallo, per risiedere dapprima a Madrid indi a Parigi, dove, il 4 e l’11 maggio 1806, Angelica si esibì a Saint Cloud alla presenza di Napoleone, che l’avrebbe invitata tra le cantanti di Corte; quindi il 2 luglio, l’11 agosto ed il 3 settembre all’Opéra. Il successo per tutte le esibizioni fu grandioso.

(1762 - 1830)

Nel dicembre del 1806, si esibì a Londra nella Semiramide, che Marcos António Portugal aveva composto appositamente per la sua voce. Immenso il successo ed i relativi guadagni.

Nel 1814, ritornò a Parigi, perché Luigi XVIII le accordò la direzione del Théâtre des Italiens, che diventò operativa nel 1816, dopo che Angelica ebbe a completare una serie di concerti nelle principali città europee. Purtroppo, l’esperienza teatrale non si rivelò azzeccata, perché il marito, Paolo, prese in mano, a nome della moglie, la direzione, pur essendo completamente privo di qualsiasi educazione musicale. Ben presto, il teatro presentò produzioni assai depresse a causa di presenze artistiche non all’altezza; il pubblico riempiva la sala solo nelle occasioni, in cui avrebbe avuto la fortuna di ascoltare Angelica, per cui diversi compositori erano stati chiamati a scrivere opere esclusivamente per la sua voce, senza alcun interesse per il lineare sviluppo drammatico. Iniziarono i primi problemi economici, che, col passar del tempo ed a causa dell’incapacità manifesta di Paolo, divennero sempre più preoccupanti, fino a giungere alla chiusura del teatro, che avvenne nel 1818.

Angelica riprese l’attività concertistica, mietendo successi e conseguenti guadagni; l’ultimo concerto lo svolse a Chalons-sur-Marne il 20 gennaio 1830.

Si stabilì quindi a Firenze, dedicandosi all’insegnamento del canto.

Nel 1849, l’Italia fu invasa dal colera, la Catalani cercò allora rifugio a Parigi, dove avevano stabile dimora i figli, ma – purtroppo – il male la incolse, rapendola il 12 giugno, appena compiuti 69 anni.

Le fu dedicato un monumento presso il cimitero di Pisa ad opera dello scultore Aristodemo Costoli, sormontato da una statua in piedi, che rappresenterebbe l’arte dei suoni, fiancheggiata da altre statue simboliche assise, che compiono la simmetria del monumento; nella parte anteriore del piedistallo, che sostiene la statua principale, si vede il medaglione della cantante e la seguente iscrizione:

ANGELICA CATALANI

NATA IN SENIGAGLIA L’ANNO 1785 (data errata)

MORTA A PARIGI L’ANNI 1849

ERETTO DAI SUOI FIGLI ALLA SUA GLORIA ED ALLE SUE VIRTU’.

La Catalani si distinse particolarmente nell’aria di bravura; si rivelò maggiormente in sede concertista piuttosto che in quella teatrale, poiché a causa della sua timidezza, si sarebbe rivelata imbarazzata. Non avendo terminato compiutamente gli studi, sembra che provasse enormi difficoltà nella lettura a prima vista. La voce risultò seducente, accattivante, in grado di stregare il pubblico nel ristretto circuito delle medesime arie, che presentava in concerto, tra cui: «Son regina» dalla Semiramide di Portugal, «Nel cor più non mi sento» da La bella Molinara di Giovanni Pasiello, eseguita con fioriture assai ardite e complicate. Eccelleva nelle scale cromatiche, nei trilli e picchettati, che adagiava su un’estensione, che arrivava al sol sopracuto!

Si distinse particolarmente nelle opere di beneficenza a vantaggio degl’infelici.

 

 

Articoli di musica

A proposito della prima de “La boheme”

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/10/02/a-proposito-della-prima-de-la-boheme-di-giacomo-puccini/

A proposito di “Manon Lescaut” di Giacomo Puccini

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/09/16/a-proposito-di-manon-lescaut-di-giacomo-puccini/

Angelo Mariani e il rinnovamento delle orchestre italiane

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/09/17/angelo-mariani-e-il-rinnovamento-delle-orchestre-italiane/

Apollodoro o della musica

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/09/14/apollodoro-o-della-musica/

Bozzetti: Riccardo Pick Mangiagalli

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/09/02/bozzetti-riccardo-pick-mangiagalli/

Bozzetti: Vincenzo Bellini

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/09/01/bozzetti-vincenzo-bellini/

Brevi riflessioni su “Apollon Musagète” di Igor Strawinskij

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/09/04/brevi-riflessioni-su-apollon-musagete-di-igor-stravinskij/

Claudio Monteverdi alla corte di Odoardo Farnese

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/09/15/claudio-monteverdi-alla-corte-di-odoardo-farnese/

Dall’epistolario mozartiano

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/09/03/dallepistolario-mozartiano/

Emanuele Muzio, l’unico allievo di Giuseppe Verdi

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/09/30/emanuele-muzio-lunico-allievo-di-giuseppe-verdi/

Giuseppe Parini librettista

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/09/19/giuseppe-parini-librettista/

Giuseppina Strepponi

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/10/01/giuseppina-strepponi/

I librettisti di Verdi: Antonio Ghislanzoni

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/09/10/i-librettisti-di-giuseppe-verdi-antonio-ghislanzoni/

I librettisti di Verdi: Arrigo Boito

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/09/09/i-librettisti-di-giuseppe-verdi-arrigo-boito/

I librettisti di Verdi: Francesco Maria Piave

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/09/18/i-librettisti-di-verdi-francesco-maria-piave/

Il romanticismo musicale e l’opera di Giuseppe Verdi

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/09/21/il-romanticismo-musicale-e-lopera-di-verdi/

Il Trio n. 1 op. 59 in do maggiore di Giuseppe Martucci

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/09/23/il-trio-n-1-op-59-in-do-maggiore-di-giuseppe-martucci/

La prima rappresentazione de “I cavalieri di Rkebù” di Riccardo Zandonai diretta da Arturo Toscanini

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/10/06/la-prima-de-i-cavalieri-di-ekebu-di-riccardo-zandonai-diretta-da-arturo-toscanini/

La rude modestia di Giuseppe Verdi

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/09/24/la-rude-modestia-di-giuseppe-verdi/

Le “Divagazioni musicali” di Heinrich Heine

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/09/28/le-divagazioni-musicali-di-heinrich-heine/

Le origini dell’Impressionismo musicale

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/09/07/le-origini-dellimpressionismo-musicale/

Un incontro con Arturo Toscanini

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/10/05/un-incontro-con-arturo-toscanini/

Un lettura dell’ “Euridice” di Jacopo Peri

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/09/05/una-lettura-delleuridice-di-jacopo-peri/

Vittorio Gui e Claude Debussy, un’amicizia artistica

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/09/11/vittorio-gui-e-claude-debussy-unamicizia-artistica/