venerdì 6 agosto 2021

Il «Leone» secondo «I Ieroglifici overo Commentarii delle occulte significationi» di Pierio Valeriano

 

Il Leone testimonierebbe la grandezza d’animo.

Gl'indovini egiziani individuarono nell’animale il ritratto di un animo grande e generoso: «cosa ch'egli abbia il capo grande, gli occhi di fuoco, la faccia quale tonda e i crini a guisa di raggi sparsi per tutto, co’ quali si ricuopre il collo e le spalle».

Gli Egiziani figurarono i leoni sotto il trono del sole in rappresentanza del dio, «poiché coi suoi crini pare vada mirando i raggi».

Stimarono nella testa del Leone la vigilanza e la continua guardia: «la cagione dicevano essere, perciocché tra tutti gl’animali di quattro piedi, che hanno l’unghie ripiegate, questo solo subito ch’è nato ci vedete per questo Plutarco pensa che il leone sia stimato animale solare».

Il faraone era effigiato nella sua dimora funebre come un leone, perché mettesse in fuga i nemici, spaventati dalla robustezza e dall’imperio.

Il predatore significherebbe anche robustezza «perciocché quando il Sole passa nel segno è più che mai gagliardo e robusto, e va perdendo tosto, che s’avvicina a quelli che seguono appresso». Lo straripamento del fiume Nilo (la cui radice num in egiziano significherebbe novello) avveniva sotto il segno zodiacale del Leone.

Pausania il Periegeta (II sec. d. C.)
Pausania commenta che convenga al guerriero «nella zuffa contra il nemico, posposta ogni mansuetudine e piacevolezza, l’esser crudele; gli Spartani appellano Marte bestiale overo leonino».

Pitagora (575 - 495 a. C.)
Rammenta Valeriano che il Leone temerebbe il gallo e, soprattutto, secondo Sant’Ambrogio, quello di color bianco, tanto caro a Pitagora, nel quale vedeva rappresentata la divinità solare, maggiormente infusa rispetto al Leone. Alcuni angeli solari sarebbero apparsi in forma di gallo, mentre dei demoni apparirono in forma di leone; nello scontro, i galli sarebbero sfuggiti alle fauci leonine grazie al ritorno nell’elemento Aria.

Manetone (III sec. a. C.)
Lo storico greco, Manetone, assicurerebbe che i leoni non dormano, poiché muovono in continuazione la coda, ed, avendo gli occhi molto grandi, le palpebre non riuscirebbero a coprire interamente. Per ciò, all’ingresso dei templi e nelle chiese, i leoni erano posti a guardia della sacralità, come il sole è stato posto a guardia della terra, «con aperto e ardente occhio, e con perpetuo e mai stanco sguardo».

Basilio scrisse che se alcuna femmina avesse partorito un maschio, quella terra sarebbe stata sotto il giogo straniero. «Nell'isola di Coo, una pecora della greggia d’un certo Nicippo, huomo privato, partorì un leone, il che non fu senza effetto, conciosiacosa ch'egli poscia se ne facesse Signore».

Nella Sacra Scrittura, s’indica il popolo di Dio «a guisa di leoncino», poiché chi prenderà la Croce sulle sue spalle dovrà dimostrare un coraggio da leone ed esser pronti ad affrontare qualsiasi sacrificio: «crudeli battiture, -  quando sarà ucciso - né con lamento alcuno mostreranno né viltà, né sbigottimento alcuno. Vinceranno ogni spavento mondano e ogni pena corporale».

Vangelo di San Marco
Il Vangelo di Marco è rappresentato dal Leone, poiché, al principio, ricorda le parole di Isaia: «Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te, egli ti preparerà la strada. Voce di uno che grida nel deserto», paragonato al ruggito dell’animale.

Alessandro Magno (356 - 323 a. C.)
In alcune medaglie, Alessandro Magno sarebbe stato effigiato con «in capo le spoglie d’un leone, col rovescio dell’imagine di Giove, che siede e s’appoggia con la mano sinistra ad un bastone, e ne la destra col braccio disteso tiene un’aquila. Hora egli discendendo da Carano, primo re di Macedonia, traheva l'origin suo da Heracle, ilqual è riconosciuto per tutti sotto le spoglie del leone Nemeo. Filippo - Filippo II di Macedonia -, suo padre, doppo l’haver presa per moglie Olimpiade, parve in sogno di porre in ventre di lei, un gran sigillo, l’impronta del quale fosse un’imagine di leone, onde gl’intendenti dichiaratori dei sogni richiesti da lui sopra ciò, gli dissero significava la sua moglie esse gravida, e dover partorire un animoso figliuolo. Quindi Alessandro, in onore della madre, si dilettò sommamente delle spoglie del leone, e per questa medesima cagione (per essere stato ammonito in sogno) edificata una città in Egitto nominolla Leontopoli, avegna che i successori suoi dal nome d’esso edificatore volessero piuttosto chiamarla Alessandria».

Traiano (53 - 117)
«In una medaglia di Nerva Traiano questa fortezza figurata in questa guisa: una mazza posata sopra un capo di leone. Hora per la mazza si significa la fortezza e per la testa di leone noi intendiamo la generosità dell’animo; perciocché amendue queste cose fa di mestieri a chiunque cerchi d’acquistar nome d’invitto Capitano.

In una cera bellissima medaglia di Caio Publicio figliuolo di Quinto è posta l’imagine della fortezza, la qual’imagine strangola un leone, havendo una mazza distesa a’ piedi, e davanti a sé una faretra con saette. Il poeta Hippotonte descrisse quella robustezza del Leone in un bellissimo versetto, il quale habbiamo trovato appresso Giovanni Stobeo

Più val vecchio leon che giovin cervo.

Il lemma Leone deriverebbe da un verbo greco, che significherebbe: «veggo, specolo e contemplo; oltrech'egli dorme poco affatto, e dormendo i suoi occhi rilucono e stanno quasi aperti; il che presero per segno d’uno che fa la guardia».

 

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