sabato 6 novembre 2021

«Mio figlio professore» di Renato Castellani

 


Il neorealismo cinematografico ha inizio, ufficialmente, nel 1943, quando Luchino Visconti dirige “Ossessione”. Non fu un movimento compatto, ma visse delle spiccate personalità dei suoi rappresentanti, uniti dalla ricerca di un nuovo linguaggio espressivo, attraverso il quale esprimere condizioni e realtà delle classi disagiate, in un contesto di forte impegno sociale. Spesso la troupe girava in esterni, considerato anche il grave declino, in cui versavano gli stabilimenti di Cinecittà; entravano nel cast attori non professionisti, che recitavano con grandi artisti del cinema. Comune il ricorso a colonne sonore estremamente eleganti, che ricordavano vagamente il gran mondo del melodramma, con cui contribuire a caratterizzare l’elemento interpretativo. L’attenzione della trama si concentrava sui piccoli fatti quotidiani, anche il racconto dei dettagli della vita rivelava un linguaggio interessante all’occhio del regista.

In “Mio figlio professore”, diversi sono gli esponenti neorealisti, a cominciare dal bravissimo regista, Renato Castellani; Suso Cecchi D’Amico (sceneggiatore di “Ladri di Biciclette”); Aldo Fabrizi (sceneggiatore ed interprete di “Roma città aperta”); lo scrittore Ennio Flaiano (impiegato come attore).

Il film si sviluppa sulle incredibili capacità espressive di Aldo Fabrizi, capace di toccare dalle corde drammatiche a quelle comiche. Ci presenta un’evoluzione nel tempo sincera del personaggio, che vorrebbe tanto riscattarsi attraverso il figlio. Una prova da grandissimo attore.

Il contesto, in cui si svolge il racconto, è un Liceo di Roma, protagonista un bidello: Orazio (Aldo Fabrizi)…ma, facciamo silenzio: inizia il film!

Ci troviamo all’inizio dell’anno scolastico 1919 – 1920, il protagonista è un umile bidello di un Liceo del centro storico di Roma: Orazio Belli.

Il professore, con voce grave ed andamento severo, sta terminando la sua lezione e la classe è in attesa del finis. Anche la classe di ginnastica, diretta dal professor Ettore Giraldi (Mario Pisu) continua la sua marcia instancabilmente; il professor Cardelli (Mario Soldati) continua la sua lezione di greco ad una classe davvero stanca e disattenta, infatti il severo docente deve alzare la voce, per richiamarne l’attenzione. Improvvisamente, Orazio Belli esce dalla sua casa – guardiola, annunciando a tutti la nascita del figlio; la gioia espressa da Aldo Fabrizi è davvero contagiante (aiutato anche dalla colonna sonora del Maestro Nino Rota): corre per le scale, perché tutto l’Istituto conosca il felice evento. Un docente (Ercole Patti) gli chiede il nome, il bidello risponde che si chiamerà Orazio come lui e che “da grande” sarà professore di latino.

Si forma una coda festante di professori ed alunni, che si precipitano lungo le larghe scale; l’uso del campo lungo è estremamente funzionale all’idea.

Orazio invita prima i professori in casa, mentre i ragazzi attendono fuori.

Si conclude qui la prima sequenza.

Siamo in primavera. Orazio accompagna all’uscita della scuola una deliziosa professoressa, la signorina Maggi, insegnante nelle scuole serali (Pinuccia Nava), spiato dal suo più stretto collaboratore, Andronio. Quindi, invita gli studenti, che sono raggruppati fuori l’istituto, ad entrare: scena di massa molto movimentata; il professor Cardelli sorprende due suoi allievi, che copiano e li rimprovera aspramente; un’insegnante approfitta della gentilezza di Andronio e gli chiede di recarsi al bar, per recarle un caffè “con una goccia di latte”. Il preside ordina al bidello che “alle 8 precise il cancello deve essere chiuso. Chi c’è, c’è; chi non c’è, non c’è”.

Iniziano le vacanze, l’istituto è vuoto; Orazio, rimasto vedovo, con accanto il figlioletto, cerca frescura sotto il porticato, quando viene raggiunto da Andronio, il quale lo consiglia di prender moglie, Orazio non accetta.

Egli è in attesa di ricevere una gentile signorina (la signorina Maggi) e s’imbrillantina i capelli, per apparire in ordine e forse più seducente. Arriva l’ospite, ha con sé delle camicie per il piccolo Orazio; entrando in casa si dirige immediatamente dal bimbo. La camera, in piano medio, stringe su Fabrizi, che osserva quella gentile signorina, che stringe tra le braccia suo figlio ed immagina che sarebbe davvero bello, se diventasse sua sposa e madre.

Tra i due nasce un dialogo di leggeri sottintesi: è chiaro che lei piace a lui e forse lui piace a lei. Orazio le confessa che, forse, potrebbe essere il momento di risposarsi; per la signorina Maggi non sarebbe un’idea completamente sbagliata; vivere da soli per tutta la vita sarebbe  davvero un’impresa eroica. Orazio non sa cosa rispondere e così mette insieme delle parole senza senso, fin quando la signorina lo interrompe, per comunicargli che deve andar via: il papà le ha ordinato di rincasare presto.

“Torna domani?”

“Ma, naturalmente. Domani parleremo di tutto…”

E così si allontana.

E’ domenica! Ci troviamo in un parco pubblico, dove sono riunite diverse famiglie ad ascoltare il concerto della Banda dei Carabinieri, impegnata nell’esecuzione della Sinfonia de “L’assedio di Corinto” di Gioachino Rossini. Anche Orazio è presente con il figlio (che ha cinque mesi) e così è avvicinato da un signore, elegantemente vestito, già iscritto alle scuole serali. Egli è rappresentante di penne stilografiche, che presentano una novità: l’inchiostro è all’interno di una cartuccia, allocata dentro la penna. Orazio avrebbe intenzione di acquistarla per il figlio, che diventerà professore ed è convinto dall’abile affabulatore, il quale, preso il contante, immediatamente lascia il bidello. 

Orazio col venditore di stilografiche

Mentre l’orchestra suona il Preludio de “La Traviata” di Giuseppe Verdi, ecco la signorina Maggi, al braccio di un uomo elegantemente vestito, il suo fidanzato, il professor Giraldi, col quale si trasferirà a Milano, perché si è impegnato nel nuovo movimento politico, il Partito Nazionale Fascista. Le speranze di Orazio sono ormai perdute per sempre; un sorriso malinconico si spegne sul volto di Aldo Fabrizi. Sulle ultime note del preludio de “La traviata” si salutano tristemente.

E’ arrivato un nuovo anno scolastico, nulla di nuovo per il nostro protagonista: ragazzi che si trastullano fuori dell’edificio, professori che arrivano alla spicciolata ed egli sulla porta ad invitare bruscamente gli allievi ad entrare. Oggi è un giorno assai importante per il piccolo professore: anche per lui è arrivato il primo giorno di scuola. Con visibile orgoglio, Orazio consegna la famosa stilografica al figlio e tenta di spiegarne l’uso. Purtroppo, si accorge immediatamente di non esserne in grado e così s’impiastriccia le mani d’inchiostro davanti allo sbalordito piccolo professore: a scuola senza penna 

Orazio con la stilografica

Il padre raccomanda al figlio di studiare, perché deve diventare un insegnante (ecco il riscatto sociale).

Gli anni passano velocemente: il piccolo professore ora è studente di Media inferiore e sta ripetendo la prima declinazione latina; Orazio vorrebbe aiutarlo e così chiede al figlio di ripetergli ciò che stava studiando. Il piccolo professore con incredibile sicurezza e velocità ripete la prima declinazione, Orazio immediatamente lo corregge:

“Ros – a. Ros – ae…”

“Papà, si scrive rosae, ma si dice rose”

“Ma se se dice rose, scrivessero rose!”

Orazio pensa a rigovernare la cartella del figlio, abbandonando il proposito di aiutarlo nello studio.

Ora è solo; si guarda nel grande specchio della camera e nota i primi capelli bianchi; un velo di tristezza emanano i suoi occhi grandi e buoni.

Finalmente il piccolo professore frequenta il Primo Liceo Classico, nella scuola, dove il papà svolge l’attività di bidello. Il professor Cardelli (insegnante di greco e latino) lo interroga; il ragazzo timidamente si accosta alla cattedra del docente e risponde molto bene a tutte le domande. L’insegnante comunica che sarà trasferito a Campobasso, così paga la sua militanza antifascista. L’interpretazione di Mario Soldati è assai commovente; rivela un uomo debole, triste e tanto deluso. Il tono della voce è quasi nasale, le battute sono divise da lunghe, commoventi pause. L’annuncio è ascoltato in silenzio e provoca un sentimento di grande emozione negli allievi.

Il piccolo professore si reca in biblioteca, onde ritirare un libro. Si avvia verso il lungo tavolo, per prendere posto ed incontra una compagna di banco, che lo invita a sederle vicino.

Sembra che i due cuori battano l’un per l’altro. Commentano la brutta notizia del trasferimento del professor Cardelli; il regista Castellani usa il primo piano, per mostrare meglio come i due dialoghino senza guardarsi negli occhi. Improvvisamente, qualcuno chiude il libro della bella ragazza: è il padre, che le impone di recarsi immediatamente a casa ed ammonisce Orazio a non frequentare più la figlia, essendo il padre un bidello.

Orazio padre comunica al buon Cardelli che il figlio vorrebbe rinunciare allo studio. Il docente pretende delle spiegazioni; poi, ritiratosi con lo studente, comunica al padre che sarà meglio che anche il figlio si trasferisca a Campobasso.

Alla Stazione Termini, il saluto tra padre e figlio; un sorriso forzato ed il treno inizia la sua lenta corsa verso una nuova destinazione.

Il tempo passa, caro Orazio, i baffi ed i capelli, che erano nero corvino, iniziano a tingersi di bianco.

Una mattina Orazio e Andronio escono dalla Questura: la sera prima si sarebbero ubriacati in qualche osteria di Roma, essendo stato trattenuto, non ha potuto aprire il portone della scuola, operazione svolta dal Preside. La scuola sta attendendo la visita di un’alta personalità, inviata dal Ministero; egli ispeziona ogni classe, seguito dal preside e da un discreto gruppo di docenti estremamente ossequiosi. Orazio bussa alla porta della Presidenza ed apre appena: il preside non c’è, ma una signorina. …la guarda… poi esce: quella signorina gli ricorda… chi? Torna indietro, poi spia dal buco della serratura, mentre la voce del preside, accompagnato da Sua Eccellenza e dal codazzo dei professori, lo richiama severamente. Sua Eccellenza è il professor Ettore Giraldi, accompagnato anche dalle tre figliuole, tra cui quella discreta signorina, che tanto interesse aveva suscitato nel nostro protagonista. Ora riconosce nel volto della signorina Pinuccia, che aveva appena intravisto nell’aula della Presidenza, le sembianze della ormai deceduta cara signorina Maggi, che tanto gli aveva fatto battere il cuore. Saranno studentesse del Liceo, dove il padre è stato insegnante di educazione fisica. Sua Eccellenza chiede ad Orazio notizie del figlio e così sappiamo che insegna al Liceo Settembrini di Foggia.

Raffaele Pisu caratterizza il suo personaggio con una recitazione scandita, con movimenti piccoli e decisi, rivestendo di marzialità ol ruolo, che impersona.

Le ragazze sono in ritardo e, trovando il cancello chiuso, pregano Orazio di aprire e si precipitano in aula.

Gli anni passano, ce ne accorgiamo anche dalla recitazione dello straordinario Fabrizi, che mostra difficoltà a deambulare, e si muove sempre più lentamente. Ora ospita nella casa – guardiola una gallina, che gira da padrona nel piccolo appartamento, nel quale s’intrufola Pinuccia, che mette gli occhi su una fotografia, incorniciata ed esposta in una camera. Chiede ad Orazio chi siano i ritratti ed orgogliosamente le indica il figlio, di cui mostrerà altre foto. Mentre Pinuccia estrae da una scatola i ricordi del professore, gli occhi di Aldo Fabrizi commentano con struggente malinconia tutto il passato del figlio, che vive così lontano da Roma. Orazio, allora, si abbandona ai ricordi e racconta alla giovane della mamma di Pinuccia, che aveva assistito il figlio; poi, conduce la ragazza di fronte allo specchio, passa uno straccio sul vetro, chiede di specchiarsi:

“Ecco tua madre”.

Orazio, deluso ed arrabbiato, apre il grande cancello della scuola; ha lo sguardo severo ed immediatamente un nutrito gruppo di studenti gli si avvicina. Qualcuno gli chiede, se sia arrivato il figlio; egli tira avanti e non risponde, poi caccia in malo modo il gruppo, che si è preso burla di lui. Rincasa, stanco, triste, guarda i festoni, con cui aveva cercato di rendere l’ambiente allegro. Si siede e capisce che è stato uno scherzo di pessimo gusto, essendo il primo aprile. Allora e solo allora comprende che gli è stato tirato un bruttissimo colpo: per festeggiare il primo aprile, qualcuno gli aveva detto che sarebbe arrivato il figlio a Roma; lui si è precipitato alla Stazione, ma del figlio neanche l’ombra.

Arriva una lettera dal distretto militare: Orazio Belli dovrà presentarsi, per sostenere le visite mediche. Intanto, le tre figliuole di Sua Eccellenza importunano l’augusto padre, perché, attraverso un suo autorevole intervento, eviti il servizio militare al figlio di Orazio. Di fronte al rifiuto paterno, le figlie cambiano strategia. Dal momento che la figlia Liana, ha un’insufficienza in lingua latina, perché non trasferire il professor Orazio nel liceo romano?

E arriva il grande giorno, in cui il Professor Orazio Belli (Giorgio De Lullo) fa il suo ingresso a scuola; Andronio lo riconosce e immediatamente avvisa il papà. L’abbraccio è pieno d’affetto da parte di Fabrizi, un po’ compassato e forse di maniera quella del figlio, il quale comunica, all’incredulo padre, che soggiornerà in albergo. Peccato! Ora che Orazio padre aveva ammobiliato interamente la camera per il figlio professore. Pinuccia conosce così il suo nuovo professore di Materie letterarie, ch si offre di accompagnare alla fermata d’autobus, poiché il professore è diretto al Ministero, per il disbrigo di alcune pratiche, legate al suo trasferimento.

Orazio, intanto, prepara il pranzo; vorrebbe anche della carne, allora Andronio suggerisce di uccidere la gallina, che, da tanto tempo, abita in casa. L’animale, annusato il pericolo, riesce a sfuggire alla morte.

Il professore Orazio chiede al padre chi sia stato l’artefice del suo trasferimento di cattedra; egli suppone che sia stato Sua Eccellenza, Giraldi; se ciò fosse vero, ne sarebbe vivamente scocciato. Il padre ammette di aver chiesto a Giraldi un intervento, per esentarlo dal servizio militare. L’intervento paterno non suscita entusiasmo nel giovane docente, il quale crede che ci sia stato anche un intervento, perché fosse trasferito a Roma. Credeva di aver meritato la promozione ed invece è stata la solita raccomandazione.

E’ tempo d’esami; degli studenti spiano, per sentire le domande, che la commissione esaminatrice sottopone agli esaminandi; Orazio allontana tutti. E’ il turno di Diana Giraldi. L’atteggiamento dei Commissari è estremamente controllato: si tratta della figlia di Sua Eccellenza; l’unico a conservare quel piglio severo e deciso è il professor Belli, che provocherà l’ennesima bocciatura dell’esaminanda.

Una lettera è giunta al Ministero della Pubblica Istruzione: il professor Belli ha descritto come sia stato trasferito a Roma e, reputando disdicevole un comportamento simile, chiede che sia assegnato nuovamente al liceo Settembrini di Foggia. Il funzionario vorrebbe parlare con il professore, ma all’appuntamento si presenta il padre, che giustifica l’assenza del figlio, comunicando che si trova a Foggia. Orazio riceve dei bellissimi complimenti per l’azione del figlio, educato a nobili principi e così sarà definitivamente trasferito a Roma, come riconoscimento dei suoi veri meriti.

Siamo nel Dopoguerra, ma l’atmosfera intorno al Liceo non è cambiata; un ragazzino vende delle sigarette di contrabbando; Orazio compie la sua fatica quotidiana nell’invitare gli studenti ad entrare.

Egli è incaricato del finis, così si riordina i capelli, si accarezza i baffi, si sistema il cappello ed entra nell’aula, dove sta tenendo la lezione il figlio professore. Gli studenti guadagnano rapidamente l’uscita, mentre il papà vorrebbe mettere fretta al figlio, perché consumi il pranzo. Il professore chiede al padre che parli con Andronio, perché lo tratti con meno familiarità soprattutto in presenza degli allievi, onde evitare di trarlo in imbarazzo. Il padre capisce che quelle richieste sono rivolte a lui; si sente in difficoltà: ha lavorato tanto, perché il figlio diventasse professore, ed ora? Questo figlio, irriconoscente, gli chiede un comportamento non da padre, ma professionale; come potrà accettarlo? Resosi conto dello stato di difficoltà, in cui versa il padre, il professore chiede di evitare che parli con Andronio:

“Lui agisce con affetto. Che ci vuoi fare, papà; il mondo è fatto così”.

Allora, Orazio capisce che quella convivenza genera problemi al figlio professore. Decide di trasferirsi per un numero imprecisato di giorni a Monterotondo, a casa della sorella e lo comunica all’amico Andronio, al quale raccomanda di non disturbare il figlio, di non rivolgersi con il tu.

“E poi, quanno vai a dà er finis, nun te devi appoggià, lo devi dà come se fosse uno qualunque. E poi, via. Anche se, in quel momento te vie’ l’istinto de abbracciallo, d’annà lì, de daje ‘n bacio, te devi accontentà de immaginalle certe cose. Devi annà via, giù; nun se pò.”

Un ultimo sguardo alla sua casa – guardiola. Accetta l’ultimo sacrificio: rinunciare alla scuola, prima però: finis!

 

Articoli di cinema

아리랑아리랑아라리요… (Arirang, arirang, arariyeo)

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/12/11/%ec%95%84%eb%a6%ac%eb%9e%91-%ec%95%84%eb%a6%ac%eb%9e%91-%ec%95%84%eb%9d%bc%eb%a6%ac%ec%9a%94-arirang-arirang-arariyeo/

Il Casanova di Fellini

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/06/04/il-casanova-di-federico-fellini/

Il cinema di Federico Fellini. Una lettura pastorale tra presente e futuro

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/07/30/il-cinema-di-federico-fellini-una-lettura-pastorale-tra-presente-e-futuro/

Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/10/17/il-vangelo-secondo-matteo-di-pier-paolo-pasolini/

La voce della luna di Federico Fellini

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/08/03/la-voce-della-luna-di-federico-fellini/

Lo sceicco bianco di Federico Fellini

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/10/31/lo-sceicco-bianco-di-federico-fellini/

Mastroianni secondo Fellini

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/07/24/mastroianni-secondo-fellini/

Pieta di Kim Ki Duk

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/06/06/10-settembre-2012-pieta-di-kim-ki-duk/

Poetry di Lee Chang Dong

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/06/12/poetry-di-lee-chang-dong/

Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/06/08/ultimo-tango-a-parigi-di-bernardo-bertolucci-lossessione-del-vivere/

Una giornata particolare di Ettore Scola

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/06/02/una-giornata-particolare-di-ettore-scola-un-meraviglioso-bellissimo-amore-impossibile/

Signori si nasce

https://ale0310.blogspot.com/2021/09/i-l-film-trae-chiare-origini-dagli.html



Nessun commento:

Posta un commento