martedì 14 settembre 2021

«Antigono» di Pietro Metastasio

 

Johann Adolphe Hasse (1699 - 1783)
Il dramma fu composto per la Reale ed elettorale Corte di Dresda e musicato da Johann Adolf Hasse, rappresentato il 20 gennaio 1744

Il re macedone, Antigono Gonata, invaghitosi della principessa d’Egitto, Berenice, la ottenne in sposa. Il figlio, il principe Demetrio, s’innamorò, ricambiato, della matrigna, ma quando Antigono scoprì la tresca, allontanò dalla corte l’amato erede.

Alessandro, re d’Epiro, sconfitto nella tenzone amorosa, invase la Macedonia, riuscendo a porre in prigione lo sconfitto re macedone, recandolo in Tessalonica. Il figlio esiliato corse in riparo del babbo, rendendogli la libertà ed il regno, per poi riprendere la strada della proscrizione, ma il passo fu impedito da Antigono, il quale, per premiare lo sforzo compiuto, gli cedé, a malincuore, la moglie, Berenice.

INTERLOCUTORI

ANTIGONO re di Macedonia.

BERENICE principessa d’Egitto, promessa sposa d’Antigono.

ISMENE figliuola d’Antigono, amante d’Alessandro.

ALESSANDRO re d’Epiro, amante di Berenice.

DEMETRIO figliuolo d’Antigono, amante di Berenice.

CLEARCO capitano d’Alessandro ed amico di Demetrio.

 

L’azione si rappresenta in Tessalonica, città marittima di Macedonia

La scena si finge nei giardini interni degli appartamenti reali.

 

Berenice è a colloquio con Ismene, figlia del re macedone, Antigono. Ella confessa di sentirsi in profondo disagio, poiché Antigono, più volte, ha manifestato nei suoi riguardi sensi di gelosia nei confronti di Demetrio, il figliastro, condannandolo, senza alcun valido motivo, in esilio. Berenice, inoltre, conserverebbe ancora dei rapporti con un suo precedente innamorato, Alessandro, re d’Epiro, il cui popolo è in armi e pronto ad invadere senza tema la Macedonia. Antigono è costretto, al fine d’organizzare la difesa della propria terra, a sospendere le nozze, riducendo Berenice

Né moglie, né regina

Ella teme per il capo dei macedoni, il quale si trova costretto a dover combattere causa una donna, che non è ancora sua moglie, la quale teme di essere motivo di possibile sciagure per la patria:

e tu cerchi

Altre cagioni al mio dolor?

Ismene consiglia la futura regina di non abbandonarsi a così tristi pensieri:

Il tranquillo carattere conserva

Dell’origine sua.

Berenice risponde piccata che la sua preoccupazione è quanto mai valida, perché la Macedonia è ora il suo regno, ma Ismene sa guardare al cuore dell’interlocutrice, che ancora è occupato dal pensiero dell’esiliato Demetrio, confessando:

Anch’io

Odiar deggio Alessandro,

Nemico al padre, infido a me: vorrei,

Lo procuro, e non posso.

Berenice sa bene come la figliastra abbia intuito che il suo cuore sia per il fratello, cui ha deciso di rinunciare:

Io, destinata al padre,

Sarei del figlio amante?

Quel «figlio amante» mostrò un cuore nobile, sentimenti purissimi d’affetto sincero, ma Berenice interrompe bruscamente il parlar d’Ismene, occupata, come sarà, solo dei pregi di Antigono.

Rimasta sola, la donna ammette, di fronte agli dei, di provare pietà per Demetrio, per le sue sventure, quando improvvisamente intravede il giovane, che contravviene alle regole imposte dal padre.

Demetrio sta per intraprendere la via della fuga dal regno e vorrebbe essere accompagnato dalla futura matrigna, perché Alessandro col suo esercito ha sconfitto i macedoni. La donna si chiede disperatamente dove sia il re, che alcuno riesce ancora a trovare. Berenice benedice la fuga di Demetrio, rinunciando

D’una infelice a’ numi

Lascia tutto il pensier.

Demetrio insiste, marcando la pericolosità di simile decisione, ma le sue parole nulla possono di fronte all’irremovibilità della donna, la quale riceve un giuramento da parte del figliastro, pronto a compiere un’azione militare, al fine di liberare il padre. La donna invita Demetrio ad abbandonarla, per tema che possa giungere inaspettato Antigono, il quale, infatti, irrompe in scena, accompagnato da un manipolo di soldati. L’uomo sembra rasserenato dalla presenza dell’amata Berenice, ma l’umore cambia decisamente, quando s’avvede della presenza del figlio, al quale impone di partire finalmente. Quindi si rivolge con parole di fuoco alla sventurata, accusandola di tramare d’amore per il punito figliastro, che ammette di amare e di soffrire per il sentimento d’affetto del padre e, nel contempo, l’ira dell’uomo amante.

Berenice ripete al promesso che lo seguirà all’ara per le auguste nozze. Tenta quindi una difesa di Demetrio, il quale avrebbe contravvenuto all’esilio, solo per porsi a capo di un drappello di uomini onde salvare il padre. Il proscritto, ascoltata la difesa della matrigna, si avanza verso Antigono, al quale chiede insistentemente di porsi in salvo, poiché

Nel porto è giunto

Trionfando Alessandro, e mille ha seco

Legni seguaci.

L’esercito macedone è in fuga; solo la preoccupazione di un figlio devoto lo avrebbe spinto a violare l’imposizione paterna

Perdona

Se violai la legge: era il salvarti

Troppo sacro dover

Demetrio si allontana; Antigono risoluto invita la donna a seguirlo, quando si ricorda della figlia Ismene: vorrebbe salvarle la vita. Invita allora i suoi uomini ad accompagnare verso il porto Berenice, mentr’egli si porrà in cerca della principessa.

Berenice, in cuor suo, continua a disperarsi per la sorte di Demetrio, verso il quale nutre sentimenti, che vanno bel oltre quelli di una madre.

La Scena sesta si svolge nel porto di Tessalonica, dove da un corteggio di barche scendono i soldati epiroti, seguiti da Alessandro e corteo regale.

Clearco, fido uomo del capo degli epiroti, annuncia la vittoria resa ancor più sonora dalla scomparsa di Antigono. Berenice è stata arrestata, quando stava per partire

I tuoi guerrieri

Or la guidano a te: di pochi istanti

Io prevenni i suoi passi.

Ismene comunica che il babbo, Antigono, è ancora vivo e pronto a continuare la battaglia. Alessandro chiede ai suoi armati di rispettare il re nemico sconfitto, che ha perso, perché prigione, anche la futura moglie, Berenice. La donna s’avanza, accompagnata dai custodi e rivolge ad Alessandro parole di biasimo, rivelando i veri motivi di quell’assurda guerra: il mancato matrimonio tra lei ed il capo epirota, il quale offre, ancora una volta, la possibilità di un’unione, che la rivelerebbe al suo popolo nuova regina. Antigono vorrebbe suicidarsi, ma il giusto e repentino ordine di Alessandro evita la tragedia; egli lo consiglia a reprimere ogni senso di rivalsa: Berenice non sarà mai sua. La donna, avendo assistito alla terribile scena, che si sarebbe potuta rivelare tragica, rinuncia alle profferte amorose, suscitando finalmente sollievo nell’animo esacerbato di Antigono e vergogna in quello di Alessandro, vincitore in guerra ma ancora una volta sconfitto in amore. L’Epirota ordina ai suoi uomini d’allontanare lo sconfitto.

Ismene, figlia d’Antigono, chiede udienza ad Alessandro, perché possa incontrare il babbo prigione, onde morire con lui; la richiesta è soddisfatta.

Intanto Berenice è pregata, ancora una volta, di tornare sulle decisioni prese

Meglio rifletti al dono

D’un vincitor regnante,

Ricordati l’amante,

Ma non scordarti il re.

La donna pensa al suo lontano Demetrio, il quale riappare agli occhi della futura matrigna accompagnato dall’amico Clearco, capitano delle truppe di Alessandro, il quale, dimentico dei benefici nel passato ricevuti dal principe, lo induce in arresto.

I due uomini sono soli. Clearco finalmente si palesa l’amico d’un tempo; egli ha dovuto fingere davanti agli armati, al fine di non destar sentimenti di sospetto; quindi suggerisce all’amico di porsi in salvo.

Nell’ultima scena del Primo atto, Demetrio decide di non lasciare la sua terra, al fine di aver salva la vita del babbo.

La scena si finge in una camera adornata di statue e di pitture

Clearco domanda che uno straniero possa essere portato al cospetto del re. Alessandro chiede chi sia, ma l’identità è ignota, poiché non ha voluto dire il nome. Dopo un attimo d’esitazione, il re accetta, quando Clearco interroga il suo signore sul motivo di tanta mestizia sul volto, Alessandro confessa di essere stato assai colpito dalla decisione di Berenice di seguire Antigono.

Lo straniero, che s’avanza, altri non è che Demetrio: i due rivali sono uno di fronte all’altro. L’ospite chiede di prendere il posto del prigione babbo e si dichiara pronto a morire. Alessandro chiede biecamente se sia vero, poi

Che il genitor severo

Da sé ti discacciò.

Demetrio non può che confermare, avendo avuto anche ragione di un simil atto. Colpito dalla sincerità, Alessandro lo invita presso sé:

Avrai

Libero il padre: a tuo riguardo, amico

L’abbraccerò.

Demetrio porge la sua spada al re, che rifiuta l’offerta, poiché mosso solo da autentica ammirazione per il coraggio e la sincerità dimostrata, ma ricorda che Berenice sarà prima o poi sua.

Rimasto solo, Demetrio piange la perdita dell’amore di Berenice, quando inaspettatamente giunge. L’uomo la chiama a sé, ma ella non vuole udire, ma ai prieghi dell’innamorato, cede:

E ben: sia questa

L’ultima volta; e misurati e brevi

Siano i tuoi detti.

La donna arguisce dalle prime parole dell’uomo ch’egli vorrebbe presentarsi quale innamorato, ma è severamente redarguito dalla donna, che lo richiama a rispettarla quale futura sposa di Antigono. Inaspettatamente Demetrio chiede a Berenice di rinunciare a suo padre, ed accettare le profferte d’amore di Alessandro:

Il re d’Epiro

Arde per te; gli affetti tuoi richiede:

Io gl’imploro per lui.

Quando Demetrio vorrebbe spiegare i motivi di simil richiesta: il padre sarà libero, se la donna accetterà di congiungersi coll’Epirota, nonostante l’amore ch’egli prova ancora per lei. Berenice è colta di sorpresa dall’improvvisa quanto inaspettata dichiarazione ed accetta la proposta, ma gli occhi la tradiscono. Demetrio s’è accorto che il cuore della donna batta per lui; il pensiero si volge al babbo prigione, per cui dovrà sacrificare l’amore per Berenice.

Alessandro chiede a Demetrio il contenuto del colloquio con la principessa; ella sposerà l’Epirota, il quale, in segno di riconoscenza, abbraccia l’uomo.

Ismene invita Alessandro a pensare alle conseguenze, che si scateneranno, quando il mondo saprà del suo amore per Berenice:

Tessalonica a Troia, Elena a lei.

L’Epirota le ricorda ch’ella visse un affetto non puro nei suoi riguardi, perché destinati dai rispettivi genitori.

Ismene comunica ad Antigono che entro oggi Berenice sposerà Alessandro, sfidando l’ira del re prigione. La donna, rimasta sola, confessa a se stessa tutta l’amarezza per la scelta dell’Epirota, da lei perdutamente amato.

Ci troviamo nelle logge reali, da cui si scorge il porto di Tessalonica.

Antigono incontra il figlio, Demetrio, per incolparlo di aver concesso la mano di Berenice ad Alessandro in cambio della sua vita, quindi si allontana furioso.

Berenice si reca da Antigono, per portargli la buona nuova, ma il re le contesta decisamente la decisione di sposare Alessandro. La donna lo invita di porsi a capo delle sue schiere e dirigersi verso il porto, poiché le truppe macedoni, poste a controllo delle mura della città, furono sconfitte e disperse dal generale Agenore.

Il re è nuovamente arrestato, su ordine di Alessandro, da Clearco, capo degli armigeri.

Berenice supplica Demetrio di fuggire, ma egli, attratto dall’amor paterno, preferirebbe perire piuttosto che lasciar il babbo in balia di Alessandro.

Io vuo’ salvarlo, o voglio

Morirgli accanto. E morirò felice,

Or che so che tu m’ami.

Berenice mostra tutto il suo stupore per l’inaspettata, veritiera, dichiarazione. Demetrio le confessa di aver letto nei suoi occhi, nel suo sguardo la presenza dell’amore, ma la donna rifiuta recisamente qualsiasi compromesso amoroso. Assai toccante il dialogo, che riportiamo per intero, tra i due amanti:

DEMETRIO. Dunque addio... Ma tu sospiri?

BERENICE. Vanne: addio. Perché t’arresti?

DEMETRIO. Ah, per me tu non nascesti!

BERENICE. Ah, non nacqui, oh Dio, per te!

A DUE Che d’Amor nel vasto impero

Si ritrovi un duol più fiero,

No, possibile non è.

Il Terzo Atto si svolge sulla soglia di una prigione.

Antigono ribadisce alla figlia, Ismene, che mai accetterà di cedere Berenice al suo rivale; egli spera che il capo dei suoi armigeri possa assalire ed espugnare la torre, dove è stato rinchiuso, e, qualora ritardasse, si dichiara pronto ad ingurgitare del veleno, che ha con sé.

Clearco è informato dal prigione delle sue volontà: egli rinuncerà al trono, non accetterà cenni di pietà e sarà pronto a morire. Il re è costretto ad entrare nella prigione; Clearco poi ammonisce le guardie:

Se del voler sovrano

Questa gemma real non vi assicura,

Disserrar non osate

Di quel carcer le porte.

Ismene vorrebbe impedire, ma inutilmente, la partenza a Clearco, che si reca da Alessandro.

Ismene, rimasta sola, non sa come agire: se dovesse avvisare il capo degli armigeri di assalire la prigione, per liberare Antigono, Alessandro potrebbe uccidere il recluso, quando improvviso compare Demetrio, che indossa un abito epirota, perché possa scambiarlo col padre e quindi egli prendere il suo posto. Ma la porta della prigione, rimarrà chiusa, poiché solo il latore di un anello potrebbe aprirla. Ismene confessa al fratello che Antigono avrebbe con sé del veleno; allora l’uomo snuda il ferro, convinto che costringerà le guardie ad aprire la porta.

Muta la scena. Ci troviamo in una stanza

Alessandro è stato informato da Clearco che Antigono non ha accettato l’offerta di pace. Demetrio si porta dal re macedone, onde chiedere la salvezza per il babbo, ma vista la risolutezza di Alessandro, prova ad impietosirlo inginocchiandosi

Umil mi vuoi?

Eccomi a’ piedi tuoi. (s’inginocchia) Rendimi il padre,

Alessandro non cede, poiché Antigono dovrà per sua volontà morire; allora Demetrio con una mossa a sorpresa riesce a disarmarlo ed a farsi consegnare l’anello, con cui potrà alle guardie ordinare di aprire la porta del carcere. Demetrio consegna ad un soldato l’anello, perché sciolga dalle catene il babbo, Antigono, quando compare Clearco, il quale sa che ha consegnato l’anello, per liberare il prigione. Alessandro addita in Demetrio il responsabile, il quale, vistosi sotto attacco, stringe a sé l’Epirota, avvicinandogli la spada in senso d’offesa. Clearco lo ammonisce di non tentare alla vita di Alessandro, altrimenti Antigono lo seguirà per la stessa sorte. Ismene comunica che il babbo è stato liberato; immediatamente Demetrio scioglie da ogni pericolo Alessandro ed implora da lui pietà per quel gesto, frutto solo dell’amore di un figlio verso il proprio babbo. Offre allora il suo petto, rendendo la spada all’Epirota, che rifiuta ogni atto ostile, allontanandosi col fido Clearco.

Berenice gioisce per la prova di Demetrio, che ha così condotto il babbo fuori dalla prigione. La donna dona il suo cuore all’eroe:

Dirò che tua son io

Antigono, finalmente libero, ordina ai suoi uomini di porsi in cerca di Demetrio

Il caro mio liberator si cerchi,

Si guidi a me.

S’avanza Alessandro prigione, in catene, scortato dai soldati, quando Antigono ordina che sia rimesso in libertà. Berenice confessa di amare Demetrio, ma Ismene irrompe, annunciando la morte del fratello, che squarcia il cuore di Antigono, devastato per una fine sì tremenda, ma Clearco annuncia che Demetrio è in vita. L’apparizione inaspettata dell’uomo suscita un forte stato di serenità tra gli astanti. Demetrio si rivolge al babbo, confessandogli tutto l’amore per Berenice, a cui non può rinunciare; Antigono concede al figlio di vivere serenamente l’affetto per la donna.

 

LICENZA

Se dolce premio alla virtù d’un padre,

Adorabil monarca,

È de’ figli l’amore, oh come, oh quanto

Più d’Antigono il sai! Non son ristretti

I tuoi paterni affetti

Fra i confini del sangue; hanno i tuoi regni

Tutti il lor padre in te, per te ciascuno

Ha di Demetrio il cor. La fede altrui

E la clemenza tua sono a vicenda

E cagione ed effetto. Un figlio solo

Antigono vantò ne’ suoi perigli:

Quanti i sudditi tuoi sono i tuoi figli.

Piovono gli astri amici

Gl’influssi lor felici

Sui voti che si spargono

In questo dì per te;

Voti, che con l’affetto

Misurano il rispetto,

Che in dolce error confondono

Sempre col padre il re.

 

 

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