Alessandro Filipepi detto Sandro Botticelli, pittore fiorentino secondo «Le notizie de’ professori del disegno da Cimabue in qua» di Filippo Baldinucci (1770)

 

Filippo Lippi (1406 - 1469)

Fu Sandro Botticelli (1444 ca. - 1510), fin da' primi anni della sua puerizia, d'ingegno molto elevato, mostrò sempre una più che ordinaria facilità in apprendere tutte le cose, che il padre suo, cittadino Fiorentino, desiderosissimo del profitto di lui, procurava fargli insegnare; ma, vista l'indomabile vivacità del ragazzo, lo pose a bottega presso l'orefice Botticelli, la cui scuola prevedeva preliminari, lunghi studi di disegno, che appassionarono il giovane. 

Grazie ai risultati raggiunti in poco tempo, il babbo lo pose a bottega da Filippo Lippi, perché fosse ben istruito nei precetti dell'arte.

«La prima opera, che partorisse il pennello di Alessandro, fu una figura della fortezza, dipinta da lui fra le tavole di altre virtù, che colorirono Antonio e Piero del Pollaiuolo, nella residenza del magistrato della mercanzia di Firenze, nelle spalliere del tribunale.

Sandro Botticelli - Madonna Bardi (Gemaldegalerie di Berlino)

Dipinse poi una tavola in Santo Spirito per la cappella de' Bardi, dove con grande amore, e diligenza colorì alcune olive, e palme (Madonna Bardi, oggi collocata presso la Gemäldegalerie di Berlino); un'altra tavola per le monache di san Barnaba una altresì per le convertite (la Pala di San Barnaba presso gli Uffizi)».  

Sandro Botticelli - Pala di San Barnaba (Uffizi, Firenze)

Sandro Botticelli - Sant'Agostino (Chiesa d'Ognissanti, Firenze)

 Nella chiesa d’Ognissanti in Firenze dipinse il S. Agostino, «in concorrenza di Domenico del Ghirlandaio, che nell’altra parte aveva dipinto un san Girolamo, le quali pitture erano già situate nel tramezzo di quella chiesa allato alla porta del coro; ma volle il granduca Cosimo l’anno 1566, affinché ella fosse più luminosa, e capace, si levasse il tramezzo».

Sandro Botticelli - Tondo Valori (Collezione Luzzetti)

Lavorò per Lorenzo il Magnifico e per molte case nobiliari, tra cui un tondorappresentante Madonna con Bambino, san Giovannino e san Gabriele arcangelo per Alessandro Valori (oggi alla Collezione Luzzetti).

Sandro Botticelli - Nastagio degli Onesti

«Ebbe particolar talento in dipignere piccole figure, e vaghe storiette, fra le quali bellissime furono reputate alcune, ch'egli condusse per la casa de' Pucci in quattro quadri, ne' quali egli rappresentò la novella del Boccaccio di Nastagio degli Onesti.

Sandro Botticelli - Adorazione dei Magi

Per la chiesa di santa Maria Novella colorì una tavola dell'adorazione de' Magi (agli Uffizi), dove nella persona del re vecchio, in atto di baciare i piedi al Signore, ritrasse al naturale Cosimo il vecchio de' Medici; nell'altro re espresse l’effigie di Giuliano, padre di Clemente VII; e nell'ultimo quella di Giovanni, figliuolo di Cosimo, che dal Vasari fu definita: opera mirabilissima, e per colorito e per componimento ridotto sì bella, che ogni artifice ne resta maravigliato».

Sandro Botticelli - Prove di Mosè (Cappella Sistina)

Sandro Botticelli - La punizione dei ribelli (Cappella Sistina)

Sandro Botticelli - Le tentazioni di Cristo (Cappella Sistina)

Quindi fu chiamato a Roma da Papa Sisto IV, per lavorare alla Cappella Sistina, realizzando «la storia di Mosè, quando abbattendosi in uno Egizio, che aveva ucciso per soverchieria un povero Ebreo, lo privò di vita. Nello stesso quadro si vede, quando egli riprese l'insolenza de' pastori Madianiti contro le figliuole di Jetro, e quando cortesemente abbevera il loro gregge con altri fatti particolari di quella storia, condotti con vivacità straordinaria. In altro quadro ivi figurò il castigo del fuoco celeste caduto sopra Quran, Datan  e Abiram con maravigliosa architettura tanto nell'ara del sacrificio, quanto in un arco trionfale, che si vede in lontananza dipinto eccellentemente.

Dalla parte dell'epistola poi il nostro Botticelli in altro quadro rappresentò la datazione fatta dal demonio al Signore nel deserto, al qual soggetto così si esprime il Taja: “Ma fu si vago Sandro di arricchire questo suo istorico componimento di quantità di figure, di architetture e di paesaggj, che per non fare un diserto solitario, figurò per campo dell'istoria un gran tempio alla Gotica sul pinnacolo o cima del quale permise il Signore di esser tentato; e quivi l’atrio di questo tempio riempì di stupende figure, alcune in atto di offerire, altre in sembiante di disputare, ed altre occupate in simili funzioni, tutte di belle attitudini, e morte a maraviglia. Ma per questa sua erudita avvertenza di farsi luogo alla numerosità del componimento pare, che abbia peccato in qualche modo contro una regola principale da sollevarsi nel comporre l'istorie, la qual regola preferire, doversi collocare ne i siti più cospicui le figure di quei peronaggj, che sono il principal soggetto dell'azione. Egli però all’incontro, essendosi tenuto numeroso e di gran maniera nelle figure da basso che non sono necessarie all'espressione dell'istoria, si è poi ristretto in figure piccolissime, e in lontananza nell'esprimere l’atto della tentazione, che è il soggetto principale di questa dipintura”».

Fu un uomo poco attento al denaro, sicché del lavoro realizzato a Roma, non portò un gran guadagno in Firenze.

«Fu egli de' primi, che trovasse il modo di lavorare gli stendardi, come si suol dire, di commesso, perché i colori non istingano e dall'una e dall'altra banda mostrino il colore del drappo. Fu bonissimo e pratico disegnatore, e nelle sue storie assai copioso di figure. Attese all'intaglio, e con questo diede fuori molte carte di sue invenzioni, le quali in tempo son rimaste oppresse a cagione dei gran migliorare, che ha fatto quell'arte dopo l’operar suo. Quello  che è venuto sotto l'occhio mio, non è altro, che un intaglio in numero di dodici carte, dove in figure assai piccole son rappresentate storiette della vita di nostro Signor Gesù Cristo. Sì dilettò costui di far molte burle a' suoi discepoli e garzoni, e seppe talvolta, con ingegnose burle. Si applicò molto alla commedia di Dante, la quale, ancorché senza lettere, pretendeva di comentare e persevi tanto tempo, che molto botticelle gli tolse per la necessaria applicazione all'arte; onde fra quello c’è l'aver sempre voluto vivere astrattamente, spendendo, come detto abbiamo d'ora in ora, quanto  guadagnava. Fatto vecchio di 78 anni, e infermo in modo che appena coll’ajuto di due mazze poteasi portare per la città, si condusse in così estrema mendicità che egli si sarebbe senza dubbio morto di fame, se la pietà del soprannominato Lorenzo de' Medici, finché e' visse e dopo di lui diversi caritativi gentiluomini non l’avessero del continovo sovvenuto; e in tale stato lo trovò la morte l'anno 1510, e nella chiesa di Ognissanti fu sepolto».

Sandro Botticelli - La Primavera (Uffizi)

 

ARTICOLI D’ARTE

GIAN LORENZO BERNINI

Gian Lorenzo Bernini nella Roma di Paolo V

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Gian Lorenzo Bernini nella Roma di Innocenzo X

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Gian Lorenzo Bernini nella Roma di papa Alessandro VII

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Gian Lorenzo Bernini nei regni di Clemente IX e Clemente X

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Gli inizi

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Raffaello a Roma: le Stanze della Segnatura

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Visita al Bukcheon local history museum di Seul

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Visita al Gyungin Art Hall

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Visita al Museo Trick Eye di Seul

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Visita al Museo Savina di Seul

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Visita al National Folk Museum of Korea di Seul

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Visita al National Museum of Korea di Seul

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Visita al National Museum of Korea alla mostra “Art across America”

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Visita al The Asian Art Museum di Seul

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Visita al Tteok Museum di Seul

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Visita alla Galleria Kukje di Seul

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Visita mancata a Casa Pedrera; passeggiata a Park Guell

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…e nel pomeriggio: visita a “Casa Battlo”

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