lunedì 27 settembre 2021

Michelangelo: il«Giudizio universale»

Ascanio Condivi fu un allievo di Michelangelo Buonarroti, a cui dedicò una «Vita», autorizzata dal suo Maestro, pubblicata nel 1553 e dedicata a papa Giulio III.

Clemente VII (1478 - 153

Michelangelo fu invitato a Roma, per terminare la tomba di Giulio II, dal pontefice regnante, Clemente VII, il quale, volendogli assegnare delle commissioni anche in Firenze, propose di suddividere il lavoro tra le due città, trascorrendo otto mesi in Roma ed il restante nel capoluogo toscano. Il papa commissionò all’Artista il Giudizio universale, perché voleva «dover dar campo a quest’uomo di far prova delle sue forze quanto potessero». Michelangelo all’inizio rifiutò.

Il 13 ottobre 1534, fu eletto Paolo III Farnese, il quale rinnovò l'invito all'Artista,

Paolo III (1468 - 1549)
che, ancora una volta, rifiutò, adducendo impegni contrattuali col Duca d’Urbino, ma il neo pontefice insistette e così un giorno si recò in casa di Michelangelo, accompagnato dal corteo cardinalizio, per controllare a che punto fossero i lavori per la tomba di Giulio II. Ercole Gonzaga, cardinale di Mantova vide il Mosè ed esclamò che avrebbe meritato la giusta sepoltura all’illustre pontefice, così «la tragedia della sepoltura ebbe fine, la quale oggi si vede in S. Piero ad Vincola, non secondo il primo disegno di facciate quattro, ma d’una delle minori, non istaccata intorno, ma appoggiata ad una parete. È vero che cosi come ella è rattoppata e rifatta, è però la più degna, che in Roma e forse altrove si trovi, se non per altro, almeno per le tre statue, che vi sono di mano del maestro; tra le quali maravigliosa è quella di Moisè, duce e capitano degli Ebrei, il quale se ne sta a sedere in atto di pensoso e savio, tenendo sotto il braccio destro le tavole della legge e colla sinistra mano sostenendosi il mento, come persona stanca e piena di cure, tra le dita della qual mano escon fuori certe lunghe liste di barba, cosa a vedere molto bella. E la faccia piena di vivacità e di spirito, e accomodata ad indurre amore insieme e terrore, qual forse fu il vero. Ha secondoché descriver si suole, le due corna in capo, poco lontane dalla sommità della fronte. E’ togato e calzato e colle braccia ignudo, ed ogn’altra cosa all’antica. Opera maravigliosa e piena d’arte, ma molto più che sotto così belli panni, di che è coperto, appare tutto lo ignudo, non togliendo il vestito l’aspetto della bellezza del corpo, il che però si vede universalmente in tutte le figure vestite di pittura e scultura da lui essere stato osservato. E’ questa statua di grandezza meglio di due volte del naturale. Dalla destra di questa, sotto una nicchia, è l’altra, che rappresenta la Vita contemplativa: una donna di statura più che ’l naturale ma di bellezza rara, con un ginocchio piegato, non in terra  ma sopra d’uno zoccolo; col volto e con ambe le mani levate al cielo, sicché pare che in ogni sua parte spiri amore. Dall’altro canto, cioè dalla sinistra del Moisè, è la Vita attiva con uno specchio nella destra mano, nel quale attentamente si contempla; significando per questo le nostre azioni dover esser fatte consideratamente; e nella sinistra con una ghirlanda di fiori.
Tomba di Giulio II

Nel che Michelagnolo ha seguitato Dante, del qual é sempre stato studioso, che nel suo Purgatorio finge aver trovata la Contessa Matilda, quale egli piglia per la Vita attiva in un prato di fiori. Il tutto della sepoltura non è se non bello, è principalmente il legar delle parti sue insieme, per mezzo del corniciame, al qual non si può apporre».

Paolo III amava sinceramente Michelangelo, che nel Giudizio Universale «espresse tutto quelché d’un corpo umano può far l’arte della Pittura, non lasciando indietro altro o modo alcuno. La composizione della storia è prudente e ben pensata, il tutto essendo diviso in parte destra e sinistra, superiore ed inferiore e di mezzo, nella parte di mezzo dell’aria, vicini alla terra,sono li sette Agnoli, descritti da

I sette angeli dell'Apocalisse
San Giovanni nell’Apocalisse, che colle trombe alla bocca chiamano i morti al Giudizio dalle quattro parti del mondo: tra i quali ne son due altri col libro aperto in mano, nel quale ciascheduno leggendo, e riconoscendo la passata vita, abbia quasi da se stesso a giudicarsi. Al suono di queste trombe si vedono in terra aprire i monumenti, ed uscir fuore l’umana specie in varj e maravigliosi gesti; mentreché alcuni, secondo la profezia di Ezechiello, solamente l’ossatura hanno riunita insieme, alcuni di carne mezza vestita, altri tutta. Chi ignudo, chi vestito di que’ panni o lenzuola, in che portato alla fossa fu involto e di quelle cercar di svilupparsi. Fra questi alcuni ci sono, che per ancora non paiono ben ben desti: e riguardando il cielo, stanno quasi dubbiosi, dove la divina Giustizia gli chiami. Qui è dilettevol cosa a vedere alcuni con fatica e sforzo uscir fuor della terra, e chi colle braccia tese al cielo pigliare il volo; chi di già averlo preso; elevati in aria, chi più, chi meno in varj gesti e modi.

Sopra gli Angioli delle trombe è il Figliuol di Dio in maestà, col braccio e potente destra levata, in guisa d’uomo, che irato maledica i rei e gli scacci dalla faccia sua al fuoco eterno; e colla sinistra distesa alla parte destra, par che dolcemente raccolga i buoni. Per la cui sentenza si veggiono li Angeli tra cielo e terra, come esecutori della divina sentenza, nella destra correre in aiuto delli eletti, a cui dalli maligni spiriti fosse impedito il volo; e nella sinistra per ributtare a terra i reprobi, che già per loro audacia si fossino inalzati, i quali reprobi però, da’ maligni spiriti sono in giù ritirati, i superbi per i capelli, i lussuriosi per le parti vergognose, e conseguentemente ogni vizioso per quella parte, in che peccò. Sotto ai quali reprobi si vede

L'Acheronte
Caronte colla sua navicella, tal quale lo descrive Dante nel suo Inferno, nella palude d’Acheronte, il quale alza il remo per battere qualunque anima lenta si dimostrasse, e giunta la barca alla ripa, si veggion tutte quelle anime, della barca a gara gittarsi fuora spronate dalla divina Giustizia, sicché la tema, come dice il Poeta, si volge in desio. Poi ricevuta da Minos
Minosse
la sentenza, esser tirate da’ maligni spiriti al cupo Inferno; dove si veggiono maravigliosi atti di gravi e disperati affetti, quali ricerca il luogo. Intorno al Figliuol d’Iddio nelle nubi del cielo, nella parte di mezzo, fanno cerchio e corona i Beati già resuscitati; ma separata e prossima al Figliuolo la Madre sua,
Maria
timorosetta in sembiante, e quasi non bene assicurata dell’ira e secreto di Dio, trarsi quanto più può sotto il figliuolo. Dopo lei il Batista, e li Apostoli dodici, e Santi e Sante di Dio ciascheduno mostrando al tremendo Giudice quella cosa, per mezzo della quale, mentre confessò il suo nome, fu di vita privo.
Giovanni il Battista

Sant'Andrea  la Croce, San Bartolommeo la pelle,  San Lorenzo la graticola, San Bastiano le freccie. San Biagio i pettini di ferro, Santa Caterina la ruota ed altri altre cose, per le quali da noi possan essere conosciuti.
Sant'Andrea

Sopra questi al destro e sinistro lato, nella superior parte della facciata, si veggion gruppi d'Agnoletti, in atti vaghi e rari a presentare in cielo la croce del Figliuolo di Dio, la spugna, la corona di spine, i chiodi, e  la colonna, dove fu flagellato, per rinfacciare ai rei i benefici Dio, de’ quali sieno stati ingratissimi e sconoscenti; e confortare, e dar fiducia a' buoni. Infiniti particolari ci sono, i quali con silenzio mi passo. Basta che, oltre alla divina composizione della storia, si vede rappresentato tutto quelché d’un corpo umano possa far la natura».

 
San Lorenzo

San Bartolomeo


San Sebastiano


  
San Biagio




Articoli d’arte

LA VITA DI MICHELANGELO BUONARROTI DALLA «VITA» DI ASCANIO CONDIVI (1553)

Gli inizi

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Contro la volontà di Papa Giulio II Della Rovere

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La volta della Cappella Sistina

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Le quattro statue nella Sagrestia Nuova di San Lorenzo a Firenze

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LA VITA DI GIAN LORENZO BERNINI NELLE MEMORIE DI ROCCO BERNABO’

Nella Roma di Paolo V

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Nella Roma di Urbano VIII

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Nella Roma di Innocenzo X

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Nella Roma di Alessandro VII

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/01/20/gian-lorenzo-bernini-nella-roma-di-papa-alessandro-vii/

Nei regni di Clemente IX e Clemente X

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/01/28/gian-lorenzo-bernini-nei-regni-di-clemente-ix-e-clemente-x/

Alla corte di Luigi XIV

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Gli ultimi tempi nella Roma di Innocenzo XI

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/02/22/gli-ultimi-tempi-di-gian-lorenzo-bernini-nella-roma-di-innocenzo-xi/

Leon Battista Alberti architetto nel racconto delle memorie storiche di Filippo Baldinucci

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Alessandro Filipepi detto Sandro Botticelli, pittore fiorentino secondo «Le notizie de’ professori del disegno da Cimabue in qua» di Filippo Baldinucci

https://ale0310.blogspot.com/2021/09/alessandro-filipepi-detto-sandro.html

Domenico del Ghirlandaio, pittore fiorentino, nelle memorie di Filippo Baldinucci

https://ale0310.blogspot.com/2021/08/domenico-del-ghirlandaio-pittore.html

Antonio del Pollaiolo, pittore, scultore ed architetto fiorentino nelle testimonianze di Filippo Baldinucci

https://ale0310.blogspot.com/2021/06/antonio-del-pollaiolo-pittore-scultore.html

Andrea Del Verrocchio, pittore, scultore ed architetto fiorentino secondo le testimonianze di Filippo Baldinucci

https://ale0310.blogspot.com/2021/06/andrea-del-verrocchio-pittore-scultore.html

«Piero di Cosimo, pittore fiorentino, così detto perché fu discepolo di Cosimo Rosselli» nella descrizione di Filippo Baldinucci

https://ale0310.blogspot.com/2021/08/piero-di-cosimo-pittore-fiorentino-cosi.html

«Andrea Mantegna, pittor padovano» dalle «Notizie de’ professori del disegno» di Filippo Baldinucci

https://ale0310.blogspot.com/2021/09/andrea-mantegna-pittor-padovano-dalle.html

 

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