sabato 9 ottobre 2021

Giacomo Leopardi: l’arrivo a Roma

 

La mancata fuga da Recanati gettò Giacomo in una profonda depressione, interrotta dalle passeggiate solitarie nella natura, così come si evincerebbe in una lettera del marzo 1820, indirizzata al Giordani:

Pietro Giordani (1774 - 1848)
«Poche sere addietro, prima di coricarmi, aperta la finestra della mia stanza, e vedendo un cielo puro, un bel raggio di luna, e sentendo un’aria tiepida e certi cani che abbaiavano da lontano, mi si svegliarono immagini antiche, e mi parve di sentire un moto nel cuore, onde mi posi a gridare come un forsennato, domandando misericordia alla natura, la cui voce mi pareva di udire dopo tanto tempo».

Questo particolare stato d’animo avrebbe ispirato gl’Idilli, scritti nel 1819 e pubblicati nel 1825 e nel ’26 sul Nuovo Raccoglitore di Milano: L’infinito, Alla Luna, Il Sogno, La vita solitaria, La sera del dì di festa, pubblicato nell’edizione napoletana del ’35. In questi componimenti, raccoglie le emozioni ricevute dallo spettacolo della natura. Il «passero solitario» esisteva realmente nel campanile della chiesa di S. Agostino di Recanati; l’ermo colle e la siepe erano presi dal Monte Tabor; mentre nel Sogno rifiorisce il tenero sentimento provato per Teresa Fattorini.

Quando in vaghi momenti la sua anima si apriva ad una seppur tenue speranza, scriveva al contrastato Giordani l’emozione di «tornar fanciullo» nel pascersi di «vane immagini».

Preparata una ristampa delle sue Canzoni con l’aggiunte di «Ad Angelo Mai», iniziò la trattativa con l’avvocato Pietro Brighenti presto interrotta dalle sollecitazioni negative del conte Monaldo, a causa del plauso di parte liberale, che s’era levato verso le due prime Canzoni. Il conte contestava all’avvocato, in una lettera del febbraio del ’20, la cattiva influenza adoprata sul figlio; il 3 aprile poi si lamentava col Giordani, accusandolo di aver condizionato il pensiero del Poeta durante la sua permanenza in Recanati. Brighenti tentò di convincere il conte sulla qualità intellettuale di Giacomo ma vanamente, poiché era raggiunto da un’altra lettera di Monaldo,

Monaldo Leopardi (1776 - 1847)
che non avrebbe permesso la ristampa «delle due Canzoni sull’Italia e su Dante. I tempi non vogliono e molto meno il periodo presente», preferendo che il figlio si volgesse presso studi maggiormente eruditi: «Gli suggerisca qualche lavoro lungo e anche discretamente dispendioso. Insomma lo elettrizzi, lo infiammi a qualche occupazione degna di un cavaliere cristiano e mi avrà reso un favore inapprezzabile e forse mi avrà reso il cuore di un figlio».

 Monaldo si dimostrava punto preoccupato della salute del Poeta; avrebbe speso volentieri dei danari per la stampa di opere, che rispondessero ai suoi ideali politici e religiosi; ed infine, se il figlio avesse abiurato le proprie idee patriottiche e morali, avrebbe potuto riconciliarsi dimostrandogli affetto.

Scrisse Leopardi il 21 aprile del 1820 al Brighenti:

«Quanto ai dubbi di mio padre, rispondo che io come sarò sempre quello che mi piacerà, così voglio parere a tutti quello che sono; e di non essere costretto a fare altrimenti, sono sicuro per lo stesso motivo a un dipresso per cui Catone era sicuro d’Itaca della sua libertà».

Disarmante la risposta del Brighenti de 22 aprile a Monaldo:

«Ella bramerebbe inoltre che io lo consigliassi a qualche opera maggiore; e veramente sarei appunto del di Lei savio parere, che bisogna rivolgere gli studi a cose di maggiore utilità; ma io, signore, non sono letterato; io non saprei quindi quale opera consigliare, molto più che io non conosco né anche gli studi speciali del Sig.r Conte Giacomo. E queste sono cose, che meglio si potrebbono trattare in voce che in iscritto».

L’avvocato non ricevette risposta; ma alla fine di maggio Monaldo prese la penna:

«Vedo che è accaduto quanto io temeva, lo smarrimento del risconto mio. […] Io gli aveva disapprovate le Canzoni sull’Italia e su Dante, e vietato di pubblicar quella sulla donna morta. Il giudizio e gli ordini miei dovevano rispettarsi da lui e li suoi tentativi furono un delitto».

Giacomo dovette contentarsi di pubblicare la sola Canzone al Mai con una dedica al conte Trissino.

Iniziò quindi a ricevere dei suggerimenti lavorativi, ottimo auspicio per uscir, finalmente, dalla detestata Recanati: il Giordani gli propose d’insegnare in un Liceo di Lodi; il Brighenti gli suggerì d’insegnare Eloquenza a Bologna; tutto tristemente sfumò.

All’inizio dell’estate, le condizioni generali di Leopardi subirono un leggero miglioramento, così come indicato in diverse lettere inviate al Giordani, a cui confidava che aveva ripreso gli studi. I rapporti familiari invece segnavano il passo; nel marzo del ’21, scriveva al Perticari:

«La fortuna ha condannato la mia vita a mancare di giovent: perché dalla fanciullezza io sono passato alla vecchiezza di salto, anzi alla decrepitezza sì del corpo come dell’animo. Non ho mai provato, da che nacqui, diletto nessuno; la speranza alcuni anni; da molto in qua neppur questa. E la mia vita esteriore ed interiore è tale che, sognandola solamente, agghiaccerebbe gli uomini di paura. I miei genitori, i quali vedono ch’io mi consumo e distruggo in questa prigione, e che vivendo sempre sepolto in un paese dove non è conosciuto neanche il nome delle lettere, se avessi l’ingegno di Dante e la dottrina di Salomone, non potrei conseguire una menoma parte di quella fama che ottengono i più scioperati e da poco; sono immutabilissimamente risoluti a non lasciarmi partire di qua, s’io non trovo una provvisione da potermi sostenere a mie spese».

Tentò di ottenere il posto di Professore di lingua latina nella Biblioteca vaticana, raccomandandosi al Perticari, al cardinale Mai ed alla zia, Ferdinanda Melchiorri, la quale cercò di aiutare il nipote, ma ben presto passò a miglior vita.

S’introdusse allora Carlo Antici, fratello di Adelaide, per recare con sé Giacomo a Roma, alla fine del mese di novembre del ’22. L’impresa riuscì, ma già due giorni dpo il suo arrivo nella capitale, volgeva le seguenti parole al fratello Carlo:

Carlo Leopardi (1799 - 1878)
«Sappi, Carlo mio, che durante il viaggio ho sofferto il soffribile, come accade a chi viaggia… Ma ciò non ostante, per tutto il viaggio ho goduto e goduto assai, non d’altro che dallo stesso soffrire, e dalla noncuranza di me, e del prendere ogni momento novissime e disparatissime abitudini. E mi restava pure quel filo di speranza, del quale io sono capace, che senza infiammare, né anche dilettare pur basta a sostenere in vita. Ma giunto che io sono…, ti giuro, Carlo mio, che la pazienza e la fiducia in me stesso, le quali per lunghissima esperienza m’erano sembrate insuperabili e inesauribili, non solamente sono state vinte, ma distrutte».

Finalmente era lontano da Recanati, ma non dalla sua infelicità. 

 

Articoli su Giacomo Leopardi

LA VITA

L’infanzia

https://ale0310.blogspot.com/2021/07/linfanzia-di-giacomo-leopardi.html

Il traduttore

https://ale0310.blogspot.com/2021/08/leopardi-il-traduttore.html

La cattività in Recanati

https://ale0310.blogspot.com/2021/09/la-cattivita-in-recanati.html

La fuga da Recanati

https://ale0310.blogspot.com/2021/09/giacomo-leopardi-la-fuga-da-recanati.html

 

«A Silvia»

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/12/18/a-silviadi-giacomo-leopardi/

Breve commento a «Il passero solitario»

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/01/27/breve-commento-a-il-passero-solitario-di-giacomo-leopardi/

Breve commento a «La sera del dì di festa»

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/02/08/breve-commento-a-la-sera-del-di-di-festa-di-giacomo-leopardi/

Breve commento a «La vita solitaria»

https://ale0310.blogspot.com/2021/09/breve-commento-la-vita-solitaria-di.html

Breve commento dell’idillio «Alla luna»

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/04/14/breve-commento-dellidillio-alla-luna-di-giacomo-leopardi/

«Il primo amore»

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/01/13/il-primo-amore-di-giacomo-leopardi/

Geltrude Cassi Lazzari, il primo grande, sfortunato amore di Giacomo Leopardi

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/12/07/geltrude-cassi-lazzari-il-primo-grande-sfortunato-amore-di-giacomo-leopardi/

Giacomo Leopardi a Roma

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/12/27/giacomo-leopardi-a-roma/

Giacomo Leopardi e Pietro Giordani: un’amicizia letteraria

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/01/04/giacomo-leopardi-e-pietro-giordani-unamicizia-letteraria/

La donna nella vita e nelle opere di Giacomo Leopardi

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/12/03/la-donna-nella-vita-e-nelle-opere-di-giacomo-leopardi/

La donna nella vita e nelle opere di Giacomo Leopardi: Paolina Leopardi

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/03/04/la-donna-nella-vita-e-nelle-opere-di-giacomo-leopardi-paolina-leopardi/

La donna nella vita di Giacomo Leopardi: Paolina Ranieri

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/03/18/la-donna-nella-vita-di-giacomo-leopardi-paolina-ranieri/

Le donne nella vita di Giacomo Leopardi: Adelaide Antici

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/01/21/le-donne-nella-vita-di-giacomo-leopardi-adelaide-antici/

Le donne nella vita e nelle opere di Giacomo Leopardi: Marianna Brighenti

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/02/18/le-donne-nella-vita-e-nelle-opere-di-giacomo-leopardi-marianna-brighenti/

Le donne nella vita e nelle opere di Giacomo Leopardi: Teresa Carniani Malvezzi

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/04/29/le-donne-nella-vita-e-nelle-opere-di-giacomo-leopardi-teresa-carniani-malvezzi/

Pietro Giordani su Giacomo Leopardi in una lettera al Cavaliere Felice Carrone, Marchese di S. Tommaso

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2021/05/06/pietro-giordani-su-giacomo-leopardi-in-una-lettera-al-cavaliere-felice-carrone-marchese-di-s-tommaso/

Teresa Fattorini: «Lingua mortal non dice quel ch’io sentiva in seno».

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/12/10/teresa-fattorini-lingua-mortal-non-dice-quel-chio-sentiva-in-seno/

 

 

 

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento