L’«Affettazione» si presenta come una giovane abbigliata assai vistosamente con un drappo molto colorato, che mostra un volto languido e delicato. Si trova di fronte ad uno specchio, al fine di assumere una posa, per cui sia piuttosto ammirata dagli altri. Nella mano destra stringe un narciso, mentre nella sinistra una maschera; vicino ai suoi piedi, si nota una scimmia.
Ella è giovane, perché è l’età, in cui, soprattutto, si cercano atteggiamenti sensuali ed ammiccanti, piuttosto che impegnarsi nelle scienze, al fine d’accrescere la propria autostima.
Il volto in posa languida e delicata spiega come il comportamento artificioso risulti fastidioso ed importuno, e nel contempo l’affettato si dimostri mai pago e sempre rammaricato. Nelle conversazioni, assume un tono sempre conciliante, risultando sciocco ed immaginando che l’uditorio lo ammiri per lo spirito dimostrato.
Il vestito è riccamente colorato, poiché diversi sono i comportamenti artificiosi, cui sono inclusi: gl’ignoranti, i presuntuosi, i quali si crederebbero dotti per aver letto il frontespizio si qualche libro. L’affettato si distingue per l’uso inutile delle parole straniere, poiché – a suo avviso – stupirebbe l’interlocutore, consegnandosi un’immagine di uomo dotto e profondo, mentre risulterebbe assai tedioso.
Spesso, tra gli affettati emergerebbero dei veri colti, i quali cercherebbero in tutti modi di mostrarsi più di ciò che sono realmente, parlando di se stessi oppure intrattenendosi solamente sulle materie di ritenuta completa competenza. Qualora avesse qualche pubblicazione dato alle stampe, l’affettato sottoporrebbe a duro travaglio gl’interlocutori, costretti ad ascoltare qualche porzione del suo scritto.
Giuseppe Parini (1729 - 1799) |
Oh cecità de le terrene menti!
In qual profonda notte,
in qual fosca caligine d’errore
son le nostr’alme immerse
quando tu non le illustri, o sommo Sole!
A che del saper vostro
insuperbite, o miseri mortali?
Questa parte di noi, che ‘ntende e vede,
non è nostra virtù, ma vien dal cielo;
esso lo dà come a lui piace, e toglie.
Risulterebbero noiosi anche quei nobili dal comportamento artificioso, che tedierebbero il prossimo raccontando della loro illustre genealogia, le imprese degli avi ed i servizi offerti allo stato.
L’affettato mostrerebbe inganno, così come è rappresentato simbolicamente dalla giovane davanti allo specchio, il quale mostra un’immagine riflessa, ch’esso non possiede realmente. Così l’artificioso mostra di possedere ciò che realmente non ha, ingannando, più che gli altri, se stesso.
Giovan Battista Guarini (1538 - 1612) |
La scorza sol d'un miniato volto.
Nè già son l'opre tue gradir con fede
La fede di chi t'ama, e con chi t'ama
Contender ne l'amare, ed in duo petti
Stringer un core e 'n duo voleri un'alma;
Ma tinger d'oro un'insensata chioma,
E d'una parte in mille nodi attorta,
Infrascarne la fronte; indi con l'altra,
Tessuta in rete e 'n quelle frasche involta,
Prender'il cor di mille incauti amanti.
O come è indegna e stomachevol cosa
Il vederti tal'hor con un pennello
Pinger le guance ed occultar le mende
Di natura, e del tempo, e veder come
Il livido pallor fai parer d'ostro,
Le rughe appiani, e 'l bruno imbianchi e togli
Col difetto il difetto, anzi l'accresci
Spesso un filo incrocicchi, e l'un de capi
Co denti afferri, e con la man sinistra
L'altro sostieni, e del corrente nodo
Con la destra fai giro, e l'apri e stringi
Quasi radente forfice, e l'adatti
Su l'inegual lanuginosa fronte,
Indi radi ogni piuma, e svelli insieme
Il mal crescente e temerario pelo
Con tal dolor, ch'è penitenza il fallo:
Ma questo è nulla, ancor che tanto, à l'opre,
Sono i costumi somiglianti e i vezzi.
Qual cosa hai tu, che non sia tutta finta?
S'apri la bocca, menti, e se sospiri,
Son mentiti i sospir; se muovi gli occhi,
È simulato il guardo. In somma ogn'atto,
Ogni sembiante, e ciò che in te si vede
E ciò che non si vede, ò parli ò pensi
O vadi ò miri ò pianga ò rida ò canti,
Tutto è menzogna
Ella si dipinge con un narciso, stretto nella mano destra, dimostrante la vanità e la stoltezza dell’affettato; infatti, si moverebbe senza pensare rettamente, per essere ciò che non è, diverso comunque da ciò che la natura lo costituì.
La maschera, che tiene colla sinistra, indicherebbe la simulazione in atto, poiché lontana dalla sua natura, rendendosi fastidioso e ridicolo. La maschera, oltretutto, denota che l’affettato copra il vero, perché compaia il falso.
Ai piedi della giovane, comparirebbe una scimmia, la quale è uno degli animali più ridicoli e presuntuosi, sciocco imitatore delle altrui azioni. Essa, come l’affettato, diverte il mondo ed, essendo tutt’altro che bella, sedurrebbe mostrandosi attraente, cosicché nel ricevere i complimenti, si mostrerebbe lietissima; al contrario manifesterebbe tutta la sua rabbia in modo molto esplicito.
FATTO STORICO PROFANO
Diogene Laerzio (180 - 240) |
FATTO FAVOLOSO
Publio Ovidio Nasone (43 a. C. - 18 d. C.) |
L’«Abbondanza» secondo l’«Iconologia» di Cesare Ripa
https://ale0310.blogspot.com/2021/07/labbondanza-secondo-liconologia-di.html
L’«Adulazione» nell’«Iconologia» di Cesare Ripa
https://ale0310.blogspot.com/2021/08/ladulazione-nelliconologia-di-cesare.html
L’«Adulterio» secondo l’«Iconologia» di Cesare Ripa
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L’«Affabilità» secondo l’«Iconologia» di Cesare Ripa
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