domenica 10 ottobre 2021

Brevi cenni sul mito di Cibele, il culto etrusco della Terra

 

La religione etrusca non differì nella sostanza dalle già diffuse religioni dell’area mediterranea. Il dio Veltumna, che presiederà in ambito romano alle mutazioni delle stagioni, etimologicamente presenta delle assonanze con il celtico Beltane ed il mesopotamico Baal; mentre Minerva ricondurrebbe agli etruschi Menes e Menerva, al cretese Minos ed all’egiziano Manes. Da ciò si dedurrebbe che un unico ceppo diede vita ai culti religiosi, che poi si sarebbero distinti tra loro col passar del tempo.

La civiltà etrusca era nel nota già dal XIV secolo a. C., trovandosi delle iscrizioni geroglifiche in Egitto, che parlerebbero dei Tursha, popolo del mare. Ai sacerdoti fu demandato il compito di trasmettere la tradizione millenaria, comprendente la scrittura ad uso ieratico, i libri sacri ed una serie di condizioni, che avrebbero regolato il viver civile.

Alcune tracce etrusche sono presenti nella zona dell’antica Asia minore, dove evidenti sono i segni di un culto femminile, che poi sarebbero stati integrati nel pantheon greco – romano. Una statua di Cibele, assisa tra due leoni, fu dissotterrata nei pressi di una zona dell’Anatolia e fu il primo re etrusco di Roma, Tarquinio Prisco, che, secondo lo scrittore romano del IV secolo d. C., Macrobio, essendo stato iniziato ai misteri di Samotracia, avrebbe imposto il culto ai romani.

Nell’isola dell’Egeo, la dea aveva dedicato un santuario assai celebre, dove sarebbe stata iniziata la famiglia reale macedone di Alessandro Magno. Purtroppo, non conosciamo in che modo si svolgessero simile iniziazioni, dedicate anche alle donne; ma sappiamo con certezza che furono incluse nei culti cabirici, enigmatii dei dell’oltretomba. La ninfa o dea del mare Kabeira, ritenuto da alcuni epiteto della stessa Cibele, avrebbe dato il nome al culto.

Secondo il racconto mitologico, la ninfa Kabeira, figlia del dio marino Proteus (metà uomo e metà pesce), era la nutrice di Poseidon; diffuse i misteri della dea Cibele. I sacerdoti Cabiri, agenti nella Samotracia, coltivavano il culto a tre divinità: la dea madre, la figlia, il dio fecondatore ed Hermes, la cui presenza era immanifesta al popolo, poiché depositario della tradizione esoterica.

Le tre potenze cabiriche sarebbero state l’origine della triade capitolina (Tinia – Giove, Uni - Giunone e Menerva - Minerva), in cui il dio maschile avrebbe acquistato maggior preminenza sulla dea di Samotracia, poiché, attorno al X secolo a.C., le donne furono allontanate dalle cariche religiose e civili, processo che si concluse a Roma. Nello stesso momento, il potere passerà dalle antiche caste sacerdotali alle classi aristocratiche – guerriere, che eserciteranno la loro potente egemonia sui ruoli religiosi.

Il cuore della ritualità misterico – cabirica si basava sul rapporto tra il Principio femminile ed il Principio maschile; probabilmente l’incontro si celebrava in un rito di nozze sacre (ieros gamos) tra il sacerdote e la sacerdotessa, posseduta dalla Grande dea, davanti ad un gruppo di attori e spettatori, che avrebbero vissuto interiormente l’esperienza dell’elevazione spirituale.

Mentre Cibele creava e nutriva la progenie, il Dio, chiamato Ade – Dioniso, avrebbe tutelato il mondo sotterraneo.

In Etruria, il dio dell’oltretomba era chiamato Aita o Eita, mentre la moglie Phersipnai, assonante con la greca Persefone. La cosmogonia si presentava tripartita; mondo celeste, tellurico ed infero o sotterraneo, caratterizzato da vie oscure e labirintiche, dove regnavano, in un mondo privo di tormenti e pene, Aita e Phersipnai. Gli Etruschi mostravano acuta attenzione all’evidenza del mondo sotterraneo, cui risiedevano i maggiori enigmi della loro scienza sacra, rivelata dalla ninfa Vecu, che i Romani avrebbero chiamato agrimensura. Purtroppo, molti simboli della città sotterranea, cui gli Etruschi affidavano grande importanza, sono rimasti irrisolti. Osservando alcuni labirinti sotterranei, non si capirebbe il motivo, per cui furono scavati angusti ed interminabili cunicoli, situati nei pressi dei luoghi sacri come templi e necropoli. Nella città di Orvieto, esisterebbero trenta pozzi profondi fino a novanta metri scavati nel sottosuolo. La terra quindi era concepita come manifestazione umana, da homo – humus, in perfetta interazione col mondo infero, cui forse relegavano la presenza di energie spirituali particolari, raccolte nella geomanzia o geografia sacra. Il sacer (dalla radice etrusca sac) della terra di romana concezione possedeva un potere dalla duplice forza creatrice e distruttrice, che si manifestava nella condizione del celeste e del tellurico. Un sacer è ancora visibile nei pressi di Civita Castellana, situato ai piedi di una collina, dove sgorga una sorgente, la cui origine è evidentemente sotterranea, canalizzata per attraversare una necropoli sacerdotale, penetrare nel tempio e quindi sgorgare. Le opere furono realizzate a cielo aperto, perché avvenisse la comunione tra il Cielo e la Terra attraverso l’agente atmosferico della pioggia.

Nei pressi di Bolsena, fu eretto un edificio su una faglia vulcanica, perché ricevesse i vapori caldi esalati dalle acque sotterranee, perfetta riproduzione dell’antro della sibilla di Delfi, che si sarebbe servita delle esalazioni telluriche, al fine di vaticinare. In ogni civiltà, l’energia creativa fu concepita quale realtà concreta, su cui si sarebbero prestati gli studi dei grandi filosofi presocratici.

Dio Tages
Il più importante mito etrusco tramanda che un certo Tarquinio, mentre stava arando un campo, vide uscire da un solco un bambino, il divino Tages, figlio della terra, che rivelò i segreti del mondo sotterraneo ai lucumoni, intervenuti per assistere al sacro evento. Al termine della rivelazione, Tages sarebbe scomparso ed i sacerdoti trascrissero le confidenze nei libri Tagetici o Acherontici, che purtroppo non sono pervenuti.

Il culto etrusco della Terra fu l’ultima emersione dell’archetipo della Grande Dea creatrice, il principio femminile divinizzato, la Dea Terra, in cui l’Acqua e la materia allo stato liquido detenevano il compito di trasmettere il sacer, l’energia sacra. Allo stesso fenomeno, avremmo assistito in ambito cristiano colla trasmissione del Battesimo, nell’unzione e nella comunione cristica.

 

 

La musica presso gli Etruschi

https://alessandrodiadamo.wordpress.com/2020/10/07/la-musica-presso-gli-etruschi/

 

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